Di tutti gli attrezzi contadini a me più cari e che conservo piacevolmente tra i ricordi d'infanzia vi è questo oggetto, la roncola per sramare, chiamata dalle mie parti
lou poûrés o
puera in occitano,
faucet (
pr.fauset) in dialetto piemontese,
serpe e
serpette nell'oltralpe francofona.
Questo attrezzo dalla forma pressoché strutturalmente invariata nei tempi evoca nei miei ricordi il "bel tempo" di quando da ragazzi si andava a far legna con i nonni nei boschi o nelle rive scoscese del gerbido. Fu questo l'oggetto che portò per la prima volta tra le mie mani di adolescente i movimenti e le usanze ancestrali delle genti di montagna, ecco perché esso ricopre un luogo speciale nei miei sentimenti e naturalmente nella mia collezione di oggetti contadini.
Ma arriviamo al pezzo, quest'ultimo esemplare trovato è uscito fortunosamente fuori pochi giorni fa dal secchio della rumenta di un disordinato rigattiere e ovviamente prontamente recuperato appena il mio occhio gli è caduto sopra. Acquistato poi per pochi spiccioli ne ha reso l'acquisizione ancora più sapida.
Come potete vedere e come si suol dire in questi casi si tratta di un piacevole pezzo ruspante, ecco la foto sul mio banco di lavoro prima della cura:
Ed eccolo qui dopo un veloce e semplice recupero
Guancette del manico in corno, boccetta lavorata prima della lama, acciaio forgiato di ottima qualità, spessore al dorso della lama di circa 5 mm
con un filo al tagliente ancora eccellente. La misura contenuta, solo 34 cm in lunghezza e il peso robusto ne conferiscono superba maneggevolezza e buona forza di taglio al tempo stesso. Dopo la pulizia inoltre sono saltate fuori anche le tipiche decorazioni a mezze lune cigliate sulla lama .
Sul finire del XVIII secolo questi attrezzi inizieranno via a via a perdere l'anzino, (derivato da quel gancio tipico nel fodero delle spade) questo gancio stava nel retro della lama, solidale ad essa per ribattitura in forgia e aveva la funzione di assicurare l'attrezzo alla cintura.
Per appendere la lama in vita dunque si iniziò ad utilizzare un piccolo oggetto
lou porta-poûrés un ferro ricurvo con un passante per la
couréa, la cintura, talvolta finemente torto e arricciolato, qui un esempio dai miei raccolti nel tempo, ne ho scelto uno che per tipo e misura più si adatta a quest'ultimo ritrovo.
in una passata discussione ne avevo già illustrato il suo l'utilizzo, lo ripropongo nuovamente anche qui:
Devo dire che il restauro ha preso meno tempo della stesura di questo post...
Quindi, ricapitolando: pulizia meccanica del pezzo fissato in morsa con spazzola di ferro circolare attaccata al trapano, seguente spalmatura di cera microcristallina a pennello e finitura con straccio di lana e spazzola di setola.
Molto importante se usate il trapano mai eccedere con la forza e mai sostare a lungo in un solo punto per non rischiare di spatinare l'oggetto.
In caso di insicurezza è meglio usare la classica spazzola di ferro a mano, più controllabile ma certo più faticosa.
indispensabili occhiali, guanti e maschera antipolvereInutile ricordare che la spazzolatura della ruggine convenga farla all'aria aperta e sempre comunque proteggendo adeguatamente le proprie vie respiratorie.
Se questo non fosse possibile e di questi lavori vi capita di farne con una certa frequenza e se avete lo spazio consiglio di allestire nel vostro atelier un angolo con aspiratore delle polveri di lavorazione nei pressi della morsa o dove fissate l'oggetto da pulire.
Il procedimento è relativamente semplice, costruite come volete voi un ampio imbuto piramidale o conico in lamiera o legno o plastica, fissatelo al banco e raccordatelo al tubo di un economico bidone aspiratutto, ottimi quelli per la cenere della stufa. Questo sistema può essere utilizzato efficacemente per tante altre lavorazioni che muovano polveri o vapori.
Bene, credo di essermi dilungato abbastanza, mi auguro che tutto questo sia stato di vostro interesse e gradimento
un saluto,
Rab