| Anche se apparentemente le tre cose non hanno nulla in comune, leggendo il seguito capirete.
E’ frustrante, e’ misterioso, e’ fastidioso. Ma e’ cosi’, non ci si puo’ fare nulla.
Ci sono cose nella vita che non possiamo cambiare, cose contro le quali e’ addirittura inutile combattere o semplicemente arrabbiarsi. Sarebbe piu’ facile eliminare la fame nel mondo, far recitare l’ ave Maria ad Abu Bakr al-Baghdadi, nel mio caso. Bisogna solo rassegnarsi al fatto che e’ cosi’. E’ cosi’ e basta.
Il rientro a casa, dopo una lunga giornata di lavoro, mi mette addosso tutta la stanchezza che fino all’ora non avevo avvertito. Sara’ che la mente consente finalmente al corpo di prendersi le sue rivincite, gli permette di sentirsi stanco. Stanco e desideroso di una bella doccia rilassante.
Eh si, perche’ non c’e’ nulla di meglio, nulla di piu’ piacevole di una bella doccia calda dopo una giornata passata a lavorare all’aperto, come faccio io. Specialmente in questa stagione.
La scena e’ questa, e si ripete ormai da anni.
Apro la porta di casa e lei, la mia compagna, il mio amore, e’ gia’ li ad aspettarmi. Lei e’ gia’ li che sta preparando la nostra cena, sta accudendo nostra figlia, sta pulendo la casa e svuotando la lavastoviglie mentre la lavatrice frulla allegramente i panni. Dio, mi sento come loro...uno straccio.
Queste cose, lei, le fa tutte insieme. E’ donna. E’ intelligente. Sottolineo, e’ intelligente.
Lei: “Ciao tesoro, com’e’ andata oggi?” Io: “Ciao amore, (bacio) tutto bene, giornata pesante come al solito, sono a pezzi, pero’ sono contento di essere finalmente a casa da voi (abbraccione)” Lei: “Guarda, e’ quasi pronto...vai a farti la doccia mentre finisco di preparare la cena” Io: “ Si, vado, ne ho bisogno davvero. Fammi baciare la paperotta (nostra figlia) e vado.” Lei: “ OK, io mi metto sul divano con Sara (la paperotta) che e’ stanca, la coccolo un po’ cosi’ se si addormenta la metto nel lettino e possiamo cenare tranquilli”.
Dialoghi semplici, familiari, azioni di una banalita’ e normalita’ che non sembra possano preludere alla tragedia imminente. La calma prima della tempesta, insomma. La pubblicita’ del Mulino Bianco sta per trasformarsi in Apocalipse Now.
Salgo al piano di sopra, mi spoglio in bagno ed intanto apro l’acqua calda nella doccia. Il pigiama e’ gia’ sul termosifone a scaldarsi come una pizzetta al bar. Ineguagliabile la goduria di infilarselo caldo. Mi piace vedere il vapore che piano piano appanna il vetro del box chiuso. Quando lo apro, nudo, una nuvola calda ed umida mi avvolge, e gia’ mi sento meglio.
Regolo la temperatura dal miscelatore ad un livello leggermente oltre il confortevole, e la pelle reagisce subito con un brivido che arriva al cervello. Sento il calore che ne attraversa i primi strati, arrivando sempre piu’ in profondita’, regalandomi finalmente quel senso di beatitudine che sognavo da quando ero salito in macchina all’ uscita dal lavoro.
Tra poco il dramma...ci siamo quasi.
Ormai il corpo si e’ riscaldato, sento che il mio stato termico e’ uguale a quello dell’acqua che mi scorre addosso. E godo...
Ecco, ci siamo.
Noto un fievolissimo abbassamento del flusso di acqua che mi cade addosso.
Accade tutto in un attimo, una frazione di secondo che non mi lascia il tempo di reagire, di scansarmi, la velocita’ delle mie sinapsi e’ inferiore a quella degli eventi. L’ acqua diventa fredda, ghiaccia. Un tuffo nel mare di Barents. Senza costume. Dalle Maldive al Polo Sud alla velocita’ della luce.
Il grido esce da solo, il nome di Dio pure. Accompagnato da specie animali varie, usate come aggettivo.
Il sogno e’ finito, frantumato, esploso in miliardi di cristalli di ghiaccio che cadono a terra assieme ai miei testicoli. L’hai fatto ancora. Anche oggi. Eppure sei intelligente. E sottoilineo intelligente.
Apro il box doccia, grondante, apro la porta del bagno e, rivolto non so se a lei o a Dio, ripeto ad alta voce il mio sfogo sapendo che in paradiso non ne saranno entusiasti. Mi rincuora il fatto che ormai ci saranno abituati. Per le scale risuona la mia supplica: “ILARIAAAAAAAAAAA! CHIUDI L’ACQUAAAAAAAAAA! DIO **** ******** ******** MADONNA ******* ******* GESU’ ********* *******” Riassumendo.
La sua risposta e’ disarmante, infantile quanto efficace: “SCUSA!”
L’ avevo lasciata sul divano con Sara. Una mamma che abbraccia la sua piccola creaturina, una scena commovente. Una scena che mi fa pensare: “MA CHE CAZZO DI BISOGNO HAI DI APRIRE L’ACQUA IN CUCINA?”
Nel tempo della durata di una doccia (15 minuti?) quale bisogno od impellenza ti spinge ad aprire l’acqua? Quale irrefrenabile istinto, motivazione, urgenza ti impone di farlo? Lo sai che quando apri l’acqua, giu’ in cucina, quella degli altri piani diventa fredda, lo sai, sei intelligente. E sottolineo intelligente.
Questa storiella era per farsi quattro risate ma vi assicuro che, a parte alcune licenze, e’ la mia realta’.
Luca
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