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IL BRIGANTAGGIO

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view post Posted on 24/11/2015, 00:54     +9   +1   -1

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Sera Forum.

Mi chiedevo come mai, in questo Forum, non sia mai stata creata una stanza apposita riguardante il

fenomeno del brigantaggio. Forse perchè vivo vicino a Passi Appenninici, questo tema lo affronto

spesso. Non dimentichiamoci mai che esso rappresenta la colonna portante della nostra società

Preunitaria e che troppo spesso è stato rilegato a mero fenomeno di ignoranza e povertà.

Vorrei solo ridargli il giusto posto che merita. E già che se ne parlasse x me sarebbe tanto.

Marco
 
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view post Posted on 24/11/2015, 08:48     +1   -1
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penso che in Italia il fenomeno del brigantaggio abbia avuto influenze molto diverse a secondo zona (in alcuni posti poco esistito, in altri, come forse dalle mie parti, portato avanti da ladri di polli o poco più per sfamarsi e per sfuggire all'obbligo di leva.........senza tanti altri ideali....., ripeto mio pensiero....
 
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view post Posted on 24/11/2015, 08:52     +1   -1
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Anch'io vivo vicino agli appennini ma dare "il giusto rilevo" al brigantaggio proprio non mi viene dal cuore....
 
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view post Posted on 24/11/2015, 08:58     +1   -1
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DEUS 2

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Sicuramente un fenomeno di banditismo che ha caratterizzato il nostro paese. Da quello che so e che ricordo di aver studiato, nel mezzogiorno e principalmente in Basilicata, il brigantaggio si verificò anche per qualche decennio dopo l'unità d'Italia, praticamente fino alla fine del XIX secolo...
 
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view post Posted on 24/11/2015, 09:06     +1   -1
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Una stanza dedicata non c'è ma Ci sono alcune prolisse discussioni a riguardo; e c'è anche qualche utente (molto più attivo in passato) che mostrava lo stesso tuo interesse per l'argomento; io personalmente ho provato a cercare in rete informazioni che legassero le mie zone di ricerca col brigantaggio ma in quelle zone lo stato era molto presente ed il brigantaggio era solo parte dei racconti popolari, e vissuto un po come fobia collettiva ma mai realmente presente.
 
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view post Posted on 24/11/2015, 09:14     +1   -1
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DEUS 2

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Come detto da Neo-MD, anche qui dalle mie parti più che di brigantaggio come fenomeno diffuso si parla di singoli personaggi diventati noti proprio per il loro essere dei pochi di buono. Gente pericolosa. E questo è ciò che raccontavano nonni e persone anziane: storie e ricordi, quindi, che vennero a loro tramandati. Quindi metà del XIX secolo, più o meno.
 
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view post Posted on 24/11/2015, 09:46     +1   -1
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Giusto per curiosità, vi allego la storia (tratta da Wikipedia) del brigante più famoso dalle mie parti e a seguire la testimonianaza di chi lo ha conosciuto personalmente dopo la fuga (tratto dal giornale L'Eco del Serrasanta). Dal racconto si capisce subito che queste storie erano fuse tra realtà e fantasia.

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Nazareno_Gugliemi


www.protadino.it/ecodelserrasanta/20040321/08cinicchia.html
 
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view post Posted on 24/11/2015, 09:48     +1   -1
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Ciao, sicuramente quello del brigantaggio era un fenomeno interessante in tutte le regioni, in particolare centrosud ma anche zone ex austriache.... fenomeno dalle molte sfaccettature che , a seconda delle regioni, raccoglieva anche le istanze antisabaude, anarchiche o di semplice rivolta alla povertà. Noto infatti è il supporto popolare che di norma appoggiava le bande. Fare una sezione apposita non ha molto senso, difficile collocare oggetti con attribuzione certa a questi gruppi, in questa stanza è comunque possibile approfondire l'argomento con storie, link, documenti, libri e quant'altro :)
 
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view post Posted on 24/11/2015, 10:29     +1   -1
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Brigantaggio!!

Un argomento tanto affascinante quanto controverso e dalle diverse sfaccettature nelle diverse regioni italiane.

Anche io sono d'accordo sulla possibilità di istituire una stanza apposita, magari partendo dalle differenziazioni regionali del fenomeno....anche semplicemente partendo dai ricordi della tradizione orale..

Io sono di origine abruzzese e dalle mie parti il fenomeno è molto "sentito" soprattutto nella memoria popolare.

Tante volte da bambino ascoltavo i racconti degli anziani che descrivevano una zona come terreno di battaglia o di un'altra soprattutto a ridosso delle alture, come rifugio utilizzato dai briganti.
Quando, nelle mie ricerche, sono vicino alla montagna, mi piace immaginare che quella cavità che guardo può essere stata rifugio di qualche brigante..o che la grotta accanto nasconda qualche bottino dimenticato da un maldestro brigante costretto alla fuga...che bella l'immaginazione!!! tra l'altro è gratuita ed è anche legale!!!..purtroppo spesso la realtà è molto diversa e i rifiuti delle civiltà moderne arrivano ovunque..e invece che un tesoretto troviamo lattine, materiale plastico e rifiuti vari lasciati da sprovveduti viandanti...
e il "sogno" ad occhi aperti si trasforma in rabbia ...

Ma questo è un'altro discorso...torniamo a noi..

Dicevo prima di partire dalle differenziazioni regionali perchè il fenomeno ha radici antiche ed è sempre legato alla povertà .

A partire poi dal medioevo il fenomeno si è espanso ed ha assunto identificazioni pure politiche e legate non solo al fenomeno della povertà, ma anche di ribellione nei confronti dei vari ordini costituiti.

Quindi e soprattutto nel meridione dove la natura latifondista dell'ordine politico ha generato situazioni di emarginazione e degrado ,si uniscono orde di contadini formando delle vere squadre che combattono il "potere" .

Negli anni quindi dalla natura individuale del brigantaggio, che spesso è legato al banditismo, si trasforma e diventa anche collettivo fino a formare "bande ed eserciti" di uomini che si uniscono e combattono come dei veri rivoltosi politici.

In Abruzzo dove dicevo prima il fenomeno ha avuto una rilevanza storica notevole durante il XIX secolo ha avuto addirittura una connotazione partigiana e militare....

Di seguito vi voglio riportare un interessantissimo articolo pubblicato da Abruzzo24ore on line che riprende degli articoli tratti dall’Archivio di Stato, da “ negli Abruzzi di Anne Mac Donnel, da “ Chi sono i briganti’” di Francesco Sipari ; da “Briganti di Roccaraso” di Franco Cercone
Spero di non annoiarvi.

NATURA E CAUSE DEL BRIGANTAGGIO



"Il brigantaggio in Abruzzo e nell’Italia meridionale dopo l’unità d’Italia, da tempo viene considerato dalla critica storica non in modo semplicistico , come una sollevazione contadina contro il potere economico e politico del nuovo Stato che si andava a costituire, ma come una realtà ben più complessa e articolata.
L’origine del fenomeno a livello sociale può essere ricercata nella miseria e nei continui soprusi che il popolo contadino doveva sopportare da parte di pochi ricchi padroni. Un’altra causa può essere individuata nelle illusioni che si erano andate nutrendo con l’unificazione nazionale e che lasciarono delusi i contadini e i braccianti a causa della miope politica sabauda che spesso si limitò a trattare il meridione come un territorio conquistato. Dalle popolazioni del sud dell’Italia e dell’ Abruzzo in particolare, i piemontesi furono percepiti come dei conquistatori che andarono a sostituirsi ai Borboni nell’amministrazione di un potere che restava distante anni luce dalla realtà povera e umile con cui larghissimi strati sociali erano costretti a confrontarsi quotidianamente.
Sconcerto e delusione fomentarono ribellioni che il governo pensò di poter bloccare in modo duro con la legge marziale, e bagni di sangue. Sin dal 1861, gruppi formati da contadini, salariati ridotti alla fame e disertori dell’esercito si diedero al brigantaggio in forme primitive e disorganizzate attraverso furti, vendette e vandalismi. Nacquero così pian piano le prime bande condotte da capi che divennero leggendari per la popolazione. Per combattere il brigantaggio venne utilizzato l’esercito e all’inizio del 1870, la violenta repressione militare a cui tutto il meridione fu sottoposto, portò a conclusione il periodo del brigantaggio nel sud del paese, lasciando però irrisolti i grandi problemi che ne produssero poi l’arretratezza economica nei confronti del resto d’Italia.
“Abbiamo fatto l'Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani".
Con questa emblematica frase D'Azeglio fa comprendere la situazione dell'Italia e dell’Abruzzo negli anni immediatamente successivi all'unificazione della nostra Penisola. La maggior parte dei critici che si sono occupati di questo problema ritengono che il brigantaggio affondi le sue radici molto più indietro dal 1861 e sia stato causato da tanti fattori che già sussistevano nell'Italia Meridionale ancor prima dell'unificazione.
Questa del brigantaggio fu una malattia che si aggiunse ad altre malattie e, come un'infezione , scoppiò per tutti quei problemi che l'unificazione d'Italia comportò. Certo la proclamazione del Regno d'Italia del 1861 non poteva identificarsi con la soluzione del problema dell’ unità.
Questa nobile idea di un 'Italia unita, per la quale tanti alti spiriti avevano combattuto doveva concretizzarsi : era necessario passare dalla teoria alla pratica. E questo passaggio in tutti i campi, non è stato facile; tanto più in quel momento in cui l'Italia perdette l'unico suo figlio che avrebbe reso questo passaggio più facile: il 6 giugno del l861 moriva infatti il Conte di Cavour.


IL BRIGANTAGGIO ABRUZZESE



La miseria , la fame, le carestie, le pesti e l’inasprimento fiscale che attanagliavano la nostra gente favorirono l’accrescersi di compagnie organizzate di banditi che, nonostante leggi severissime, si facevano sempre più intraprendenti, saccheggiando paesi e castelli spesso si scontravano con truppe regolari ed erano queste ultime ad avere la peggio , soprattutto perché i capitani dei banditi erano assai di frequente ex-comandanti di compagnie di ventura che si avvalevano di gente malfamata e pregiudicata.
Il fenomeno del brigantaggio nasce in Abruzzo fin dal 1500, con le imprese di Marco Sciarra.L'epoca di massima espansione del fenomeno si ebbe subito dopo la conquista, da parte dei Piemontesi guidati da Garibaldi, delle regioni del Regno di Napoli, ossia fra il 1860 e il 1870, quando, dopo l'iniziale entusiasmo, dell’unificazione iniziarono ad emergere i primi malcontenti. I Borboni avevano infatti dominato per secoli imponendo uno stato protezionistico e assolutistico e molto legato al clero. I Piemontesi introdussero invece leva obbligatoria, leggi anticlericali, libero commercio ma anche nuove tasse .
La radice propriamente politica sembra esclusa in quanto nella nostra regione si trattò soprattutto di un fenomeno malavitoso, derivato comunque dal malcontento dei contadini che vivevano da secoli nell'indigenza e nell'ignoranza. L’andare alla montagna , l’essere costretto a nascondersi alla macchia fu per i nostri contadini una realtà di sempre, un modo per sfuggire alla giustizia dopo aver commesso un crimine e soprattutto la Majella, con le sue grotte, fitte faggete, valloni e precipizi, è stata al centro degli episodi più noti del Brigantaggio.
Il Brigantaggio in Abruzzo subito dopo l’unificazione , fu diverso a seconda dei posti e dei momenti . Vi erano anche briganti che combattevano per il ritorno dei Borboni ed erano da questi sostenuti ma i briganti erano molto spesso delinquenti crudeli che passavano di paese in paese con le loro orde , uccidendo, saccheggiando ed allestendo macabre manifestazioni con i cadaveri degli uccisi.
LE BANDE E I CAPI
Poco meno di una decina erano le bande armate di schioppi, revolver e stili, organizzate come veri e propri reparti militari che infestavano i territori intorno alla Majella, attive dal 1861 al 1867, alcune in particolare si dividevano i versanti occidentale e orientale della montagna.

Tutte comunque, in un alternarsi di fusioni e disgregazioni, passarono alla storia con la denominazione significativa di Banda della Majella. Anche Il Morrone, che non difettava di angoli selvaggi e appartati, offriva sicuri rifugi ai briganti per cui le formazioni militari regolari dell’esercito piemontese e della Guardia Nazionale, abituati a ben altri campi di battaglia, non ebbero vita facile.
Tra i briganti più temuti del 1861 era ritenuto Antonio La Vella diSulmona che capitanava la banda detta anche dei Sulmontini la quale operò isolatamente nella Valle Peligna, fino al Bosco di Sant'Antonio e Pescocostanzo, ma non superò mai i 30 elementi. Essa si rese famosa per alcuni omicidi e innumerevoli furti. Tutti i componenti della banda furono processati e condannati nell'ottobre del 1863.
Molto attiva fu anche la Banda degli Introdacquesi, che ebbe come rifugio ideale i fitti boschi del monte Plaia, nonché le montagne fra Introdacqua, Scanno e Frattura. A Pacentro fu molto attiva la banda capeggiata dal bracciante Pasquale Mancini, , diventato brigante dopo essere evaso dal carcere nei primi mesi del 1861 che insieme a Luca di Caramanico emergerà tra le file dei latitanti, evasi, sbandati dell’esercito borbonico .
Le terre nei dintorni di Pacentro , Roccacasale, Sulmona, Pettorano e Pratola Peligna Campo di Giove e Popoli, comuni a ridosso della montagna, erano oggetto sistematico di omicidi, sequestri, furti ,estorsioni da parte dei briganti nativi di quei luoghi tra cui vi furono i fratelli Marinucci di Sulmona e il più famoso Fabiano Marcucci detto Primiano di Campo di Giove che fino al 1866, data del suo arresto, montagna dopo montagna portò le sue scorribande dall’aquilano al chietino, dal Molise al casertano.
Tristemente famosa per la sua crudeltà la banda del brigante Mecola del chietino composta anche di soldati borbonici, che, nel dicembre del 1860, gettò il panico nei paesi di Arielli, Ari, Canosa, Tollo, Miglianico, Orsogna Vasto. Non meno crudele di Mecola fu Domenico Valerio il “ Cannone” che insieme ad altri malfattori si diede al crimine senza alcun alibi politico e con la sua banda infuriò nel 1867 uccidendo nei casolari del vastese decine di contadini che si erano rifiutati di collaborare con lui seminando terrore senza che le autorità riuscissero a fronteggiarlo a causa dell’omertà che si era creata.
La forza e la baldanza e il successo dei briganti erano dovuti anche allo scarso numero dei soldati dell’esercito regolare. Meno crudele e più amante delle beffe e degli scherzi fu il brigante Vincenzo Tamburini che agì nel circondario di Sulmona. Egli rimase nella leggenda per i suoi travestimenti con i quali si faceva beffa dei carabinieri presentandosi nei modi più impensati : come quando, vestito da venditore di coltelli rubati all’esercito, si presentò ad un ritrovo di ufficiali in un caffè di Sulmona senza che nessuno lo riconoscesse. Infine, tra le bande più temibili e longeve (si sciolse solo nel 1871), può essere annoverata quella capeggiata da Croce di Tola, pastore di Roccaraso.
Fu protagonista di numerosi misfatti ma in particolare era un abile autore di biglietti di ricatto con i quali otteneva soldi, vestiti e generi alimentari, indispensabili al proprio sostentamento e a quello dei suoi gregari.
Il 5 giugno del 1871 venne catturato vivo e condannato a morte per fucilazione nel 1872, pena poi convertita all'ergastolo. Questo arresto, insieme alla cattura nel 1871 di Primiano Marcucci di Campo di Giove, segna la fine del brigantaggio nella Valle Peligna.
Solo nel 1870, con la soppressione delle “zone militari” e dello stato di guerra nelle provincie del Centro Sud, si poté dire ufficialmente chiusa la repressione militare del brigantaggio, ma non la “Questione Meridionale”. Le bande sono state annientate, l’ordine ristabilito: lo Stato ha vinto, il silenzio scende sui perdenti.
Le “gesta” di alcuni tra i briganti più noti e temuti, diventeranno ben presto il soggetto di molte leggende popolari : un rapporto di amore-odio, simpatia e timore da sempre espressione degli ambienti sociali più umili: ”i cafoni veggono nel brigante il vindice dei torti che la società loro infligge” dichiarava nel 1863 il Generale Govone

La Tavola dei Briganti



La Majella, imponente ed aspra, che domina il paesaggio abruzzese , suscita un grande fascino offrendo ambienti naturali unici ma anche importanti testimonianze storiche.

la_tavola_dei_briganti


Tra queste ultime, una delle più originali è rappresentata dalla "Tavola dei Briganti", un insieme di lastroni calcarei affioranti in quota, sui quali briganti e pastori hanno graffito i loro nomi, le loro storie, i simboli delle loro vite. L'area si trova sulla Majelletta, poco oltre il Blockhaus. In questa località, nel 1866 le truppe sabaude per contrastare il Brigantaggio avevano costruito nel cuore del loro territorio rifugio un avamposto fortificato. I briganti venivano nottetempo ad irridere i soldati piemontesi, incidendo i loro nomi e lasciando i loro messaggi antiunitari proprio a due passi dal fortino.
La più nota e la più interessante così recita : “ Leggete la mia memoria per i cari lettori. Nel 1820 nacque Vittorio Emanuele Re d’Italia. Prima era il regno dei fiori , ora è il regno della miseria”. Sul calcare chiaro e compatto si mescolano e si sovrappongono nomi di fuorilegge e pastori".

Nico

Attached Image: la_tavola_dei_briganti

la_tavola_dei_briganti

 
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view post Posted on 24/11/2015, 10:49     +1   -1
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Spesso si discute del brigantaggio come di un fenomeno del centro sud Italia, ammantandolo di una retorica partigiana anti sabauda e anti unitaria. Se si vuol dare nobili origini a tale fenomeno ben venga, ma i documenti ci raccontano di come il fenomeno fosse ben presente anche in Piemonte, dove gli alti prezzi delle derrate alimentari e la scarsità di lavoro tra la fine del XVII e l'inizio del XIX secolo avevano spinto alla macchia isolati disperati e pure alcune bande organizzate. Ne rimane testimonianza diretta nel mio paese di origine, dove gli abitanti di una borgata, un tempo distante dal centro abitato, avevano il permeso di girare armati per difendersi dai frequenti attacchi dei briganti che infestavano la campagna. Tra l'altro asseriscono che la licenza non sia mai stata ritirata, ma non ne vedo in giro con la Colt alla cintola...
Nelle nostre valli, tra Oulx e Cesana, ancora esiste una zona detta il bosco della lega, difficile da passare un tempo, rifugio di sbandati e briganti.
Maino della Spinetta, il Robin Hood dell'alessandrino, radunò una banda di oltre 200 uomini dei quali una quarantina a cavallo, armati di carabine e "spaciafoss", il leggendario trombone, battendo le Alpi tra Piemonte e Liguria. Con i suoi luogotenenti, Stefano Barberis detto "ratatuia", Campiare "il sanguinario", Ferraris "u segretari" e Morelli, un prete spretato, si autonomina Imperatore delle Alpi. Cadrà in un'imboscata mentre andava a trovare la moglie...
E ancora abbiamo notizie di bande terrorizzanti i territori di Narzole, di Bra e pure di "barbetti" ovvero Valdesi, partigiani della causa monarchica durante il periodo napoleonico, che condussero una guerriglia nelle montagne del Nizzardo e del Cuneese.
Il momento chiave della battaglia al brigantaggio è nella legge Pica, dal nome dell'onorevole dell'Aquila che la propose, tal Giuseppe Pica, liberale. Dal nord al sud il brigantaggio viene colpito duramente, con esecuzioni di massa e incarcerazioni che non rispiarmarono sotenitori, fiancheggiatori e neppure familiari.
Quindi, per favore, non venitemi a raccontare la storiella dei briganti meridionali come partigiani della nobile causa borbonica, perchè non attacca.
 
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view post Posted on 24/11/2015, 12:28     +1   -1
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Penso che l'intento, perlomeno il mio, non sia quello di raccontare il fenomeno e descriverlo come "nobile" o attribuirne valori diversi da quello che è stato...

Stiamo raccontando e basta soprattutto come dicevo riportiamo alla luce un fenomeno tanto diffuso e radicato con tante diverse sfaccettature in tutte le regioni italiane...a cui la Storia, se non quella orale, non ha dato la giusta rilevanza.
La giusta rilevanza intesa non per la causa e non certo per le gesta ma quanto per il fenomeno in se che come sta emergendo non è sconosciuto , è stato presente sicuramente in tutte le regioni e quindi rilevante.....non certo "giusto"..

Quindi penso che se possa parlare semplicemente.....appunto per l'enorme rilevanza..e non per la "nobile causa"...che personalmente non reputo affatto nobile....tutto qui.


Nico
 
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view post Posted on 24/11/2015, 12:47     +1   -1
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Non é rivolta a te la mia critica, tra l'altro hai postato il tuo intervento mentre stavo scrivendo il mio, dunque non l'avevo ancora letto...ma per l'appunto, come poco sopra è ricordato, l'argomento è stato in passato molto dibattuto e la questione dei briganti come patrioti borbonici molto patrocinata da alcuni. Non posso dire che tra di essi non ci fossero pure dei patrioti scampati alle guerre risorgimentali, ma sono certo che per la maggioranza, da nord a sud, si trattava di cafoni, ignoranti, morti fame, ladri e tagliagole senza arte nè parte.
 
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view post Posted on 24/11/2015, 13:28     +1   -1

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Ok ragazzi, lungi da me imbastire unitili polemiche..

Il Brigantaggio, x come la vedo io, è stato e sarà sempre un utile chiave di lettura anche dell'attuale situzione politica in cui viviamo. Certo x molti di voi erano anche farabutti, tagliagole e delinquenti comuni, ma ciò non autorizza a stendere un velo di silenzio su di questa realtà a cui molti di noi ne hanno sempre sentito parlare. Nel mio paese scorazzavano bande armate formate anche da 60 elementi, con Capi che sono arrivati alla cronaca Nazionale. Potrei postare foto, manoscritti ecc. ecc..
Ma come dice la buon Cesira 66 difficile attribuire il ritrovamento di una arma antica ad un determinato gruppo di fuoco Brigantesco, anche se esso fatto in contesti solo ad essi attribuibili.
Echinocactus sei un amico.... ;)

Una buona giornata. Marco
 
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view post Posted on 24/11/2015, 23:58     +1   -1
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Discussione messa tra le importanti nella stanza, chi ha storie, documenti, foto condivida! ;)

comincio con la storia di due brigantesse tra le tante

http://nonsolocultura.studenti.it/le-pi-fa...01.html#steps_2

che lessi tempo fa

www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Briganti/Pennacchio.htm

da www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Prima.htm

e www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Briganti/Briganta.htm

se leggete sull'effetto della sua morte ingiustamente atroce il risvolto sociale è inevitabile...

www.brigantaggio.net/Brigantaggio/B...e_Michelina.htm

Edited by cesira.66 - 25/11/2015, 00:18
 
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view post Posted on 25/11/2015, 08:53     +1   -1
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CITAZIONE (cravetou @ 24/11/2015, 12:47) 
Non posso dire che tra di essi non ci fossero pure dei patrioti scampati alle guerre risorgimentali, ma sono certo che per la maggioranza, da nord a sud, si trattava di cafoni, ignoranti, morti fame, ladri e tagliagole senza arte nè parte.

Perfettamente d'accordo con ciò che ha scritto Cravetou.


CITAZIONE (cesira.66 @ 24/11/2015, 23:58)
Discussione messa tra le importanti nella stanza, chi ha storie, documenti, foto condivida! ;)

comincio con la storia di due brigantesse tra le tante

http://nonsolocultura.studenti.it/le-pi-fa...01.html#steps_2

che lessi tempo fa

www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Briganti/Pennacchio.htm

da www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Prima.htm

e www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Briganti/Briganta.htm

se leggete sull'effetto della sua morte ingiustamente atroce il risvolto sociale è inevitabile...

www.brigantaggio.net/Brigantaggio/B...e_Michelina.htm

Hai fatto la cosa più giusta Cesi. ;)
 
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