| RIFORMA MONETARIA di AUGUSTO del 20 A.C. Augusto garantì, con la sua riforma "quadrimetallica", una migliore e stabile produzione di monete, aprendosi anche a nuovi commerci grazie ad un maggior utilizzo e continuo di monete in Æ:
in oro, chiamate aurei e quinari aurei (fino ad allora coniate solo sporadicamente); una moneta di argento che sarebbe stata la base ponderale per tutta la monetazione dell'Impero Romano, chiamata denario (venne coniato anche un sottomultiplo chiamato quinario); una serie di monete in oricalco (sesterzio e dupondio), ed in rame (asse, semisse e quadrante) che prese il posto delle vecchie monete in bronzo.
Il metallo contenuto negli aurei e nei denarii era quasi puro, come risulta da analisi moderne e da quanto ci hanno tramandato gli autori antichi. L'aureo in epoca augustea pesava 1/42 di libbra,[10] pari a 7,79 gr. Nella realtà si arrivava anche a pesi leggermente superiori, attorno ai 7,86-7,98 gr. Il denario invece doveva pesare 1/84 di libbra, pari a 3,892 gr. La riforma di Augusto vide anche l'adozione di una nuova lega composta da rame e zinco, chiamata oricalco. Quest'ultima fu impiegata per i sesterzi, che divenivano così la più importante moneta in Æ, del peso di circa 27 gr. (= 1 oncia). Con questa lega furono coniati anche i dupondii (peso 13,65 gr. = 1/2 di oncia). In rame furono invece coniati gli assi (pari a 10,90 gr.) ed i quadranti (pari a circa 3,24 gr.).
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