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Negli anni successivi alla proclamazione del Regno d’Italia, i Granatieri furono impegnati insieme ad altri corpi, nella difficile opera di repressione del brigantaggio presente nelle regioni d’Italia Meridionale.
Il fenomeno del brigantaggio affondava le sue radici nell’ancora incerta coscienza nazionale di numerose popolazioni e nell’arretratezza economica e sociale in cui esse in gran parte versavano.
Oltre al numero consistente degli affiliati alle organizzazioni brigantesche ad all’aiuto che essi ricevevano dai nostalgici dei Borboni, vi è da considerare la simpatia e la collaborazione che la gente del luogo spesso offriva ai briganti.
Quella condotta dalle truppe regolari fu dunque una campagna difficile, costellata di episodi emblematici per la durezza da essi espressa, nella quale fu messo alla prova il senso di sacrificio e la dedizione al proprio compito, tipici dei Granatieri.
L’azione repressiva culminò in veri e propri combattimenti, quali quelli avvenuti a Fondi, Sperlonga e Itri.
Intanto, con i quarti Battaglioni dei Reggimenti Granatieri di Sardegna e di Lombardia fu fondata nel 1861 la Brigata Granatieri di Napoli (5° e 6° Reggimento Granatieri); l’anno dopo si forma la Brigata Granatieri di Toscana (7° e 8° Reggimento Granatieri).
Nel maggio 1866 i Granatieri di Sardegna partirono da Firenze per la III Guerra d’Indipendenza.
Anche questo conflitto, che doveva riservare alcune delle pagine più tristi e sfortunate per il nostro esercito, vide in prima fila le forze dei Granatieri, pronte a sostenere fino in fondo la loro parte.
Nella sconfitta di Custoza i Granatieri di Sardegna e di Lombardia si distinsero per la resistenza opposta al nemico, specchio di uno spirito nazionale che ancora stentava a consolidarsi nella popolazione civile, ma
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già si annunziava inflessibile in alcuni reparti dell’Esercito, fornendo una sorta di guida morale per l’intero Paese.
Proprio a Custoza tre medaglie d’oro giunsero a testimonianza d’un valore, quello del Corpo dei Granatieri, che se risultava essere l’ulteriore anello di una lunga catena formata dalla tradizione storica, pure acquisiva una coscienza nazionale nova, foriera di conquiste stabili ed esaltanti: fu premiato il coraggio del Ten. Col. Boni, comandante del 1° Reggimento, del Ten. Col. Manassero di Castiglione, comandante del 2° Granatieri e del Ten. Col. Statella, dello stesso Reggimento.