Metal Detector per tutti

Votes taken by Bioachimolla

view post Posted: 7/3/2018, 11:31     +2Ritrovata la Uss Lexington - Storia e archeologia
La Uss Lexington fu varata il 3 ottobre 1925 e affondata durante la battaglia del Mar dei Coralli l'8 maggio del '42 portando con sé 216 membri dell'equipaggio e 35 aerei. Oggi grazie alla tenacia del figlio di uno di essi è stata finalmente ritrovata.

Fonte

http://www.nationalgeographic.it/multimedi...gton-3894665/1/
view post Posted: 23/2/2018, 23:00     +4l'ultima notte degli alpini - Approfondimenti
26 giugno 1941 i primi reparti italiani iniziano a raggrupparsi pronti alla partenza verso quello che sarebbe stato un vero inferno di ghiaccio:la campagna di Russia.

Quì però parlerò in modo riassuntivo della ritirata disastrtosa delle truppe Italiane dal fronte russo.

La ritirata di russia dei reparti Italiani fu un vero inferno circa 70000 italiani 1000 tedesche un numero imprecisato di ungheresi (dai 2000 ai 7000) cercarono di raggiungere le prime linee amiche e rompere l'accerchiamento russo. Le temperature che andavano dai .20 ai -40 e le continue incursioni russe certo non aiutavano la ritirata,ma grazia al sacrificio di un terzo della coraggiosissima divisone alpina "Julia" e più di un quarto della divione tedesca che protessero il fianco destro delle colonne durante la ritirata le divisioni "tTridentina"e "Cuneense" raggiunsero Podgorie con le divisioni al completo.
La situazione era critica i comandi non ricevevano ordini quindi il generale Nasci decise di cercare di rompere l'assedio con la "Tridentina" che era ancora in forze e quasi completa dell'armamento, ilgenerale Reverberi in testa all'enorme colonna di soldati sbandati, stremati e spesso privi di armi: coadiuvata dai pochi corazzati tedeschi rimasti, il 19 si mise in marcia e il giorno seguente si raccolse a Podgornoe, mentre una decina di chilometri a sud, vicino al villaggio di Samojlenko, si riunì la "Vicenza". Ancora più a sud, verso Rossoš', si raggrupparono i resti della "Julia" e della "Cuneense", a cui si erano aggiunti due o tremila sbandati tedeschi,da Podgornoe la "Tridentina" confluì a Postojalyj e qui tentò di spezzare il primo "anello" dell'accerchiamento. Il battaglione "Vicenza" subi gravi perdite tuttavia riuscì a conquistare lo snodo ferroviario che permise di aprire provvisoriamente la strada alla massa in disordinato ripiegamento; essa, peraltro, veniva ingrossata di ora in ora da militari tedeschi, ungheresi e rumeni lasciati indietro o sopravvissuti alla distruzione delle loro unità e migliaia di altri dispersi, appartenenti alle divisioni "Ravenna", "Pasubio" e "Cosseria". L'intera colonna con alla testa la "Tridentina" si mosse quindi verso Saljakino e spezzò di nuovo l'accerchiamento nemico tuttavia le altre due divisioni alpine deviarono per errore più a nord e il 23 gennaio, a Varvarovka, incapparono in forze sovietiche cinque volte superiori: la battaglia fu tragica e le perdite altissime, interi reparti furono distrutti. I resti della "Julia", della "Cuneense" e della "Vicenza" proseguirono ancora verso sud allontanandosi dalla "Tridentina" e dai reparti tedeschi, che nel frattempo avevano ricevuto comunicazione di cambiare destinazione e dirigersi a Nikolaevka, dato che Valujki era ormai nelle mani dei sovietici. Il generale Nasci, che aveva affiancato Reverberi alla guida della "Tridentina", disponeva di un apparato radio tedesco che gli permetteva di comunicare con il comando d'armata, ma non fu capace di contattare le altre due divisioni che proseguirono verso la meta originaria. Durante la ritirata non mancarono però altri scontri contro le truppe russe e i partigiani tutti respinti dal quinto battaglione alpini,la marcia proseguiva tra episodi id disordini tra le truppe causati dal poco cameratismo delle truppe tedesche. All'alba del 26 gennaio superati due attacchi presso Arnatauwo superato questo ostacolo la "Tridentina" si schierò presso Nikolaevka, nel pomeriggio del 26 gennaio 1943 gli alpini e i rimanenti cannoni d'assalto tedeschi si scagliarono con le ultime energie contro l'ostacolo e, in un sanguinoso scontro riuscirono finalmente a rompere l'accerchiamento e a guadagnare la via verso Šebekino. La loro marcia però non finì qui: il comando di divisione fece ricostituire rapidamente i reparti ed ordinò la ripresa della marcia all'alba del 27, che si concluse solamente solo il 31 gennaio, quando gli alpini raggiunsero Triskoje non senza ulteriori perdite e grandi difficoltà. Sorte peggiore toccò alle due divisioni "Cuneense", "Vicenza" e ai sopravvissuti della "Julia", che furono definitivamente intrappolate e costrette alla resa il 28 gennaio a Valujki dai reparti del 7º Corpo di cavalleria sovietico, giunto in quella località fin dal 19, a cui non seppero e non poterono opporre una efficace resistenza.

Di 229 000 uomini mandati a combattere in Russia 26 690 furono rimpatriati perchè feriti o congelati. Dei superstiti solo 114 485 tornarono in patria attraversando il fronte russo a piedi,84 830 uomini mancavano all'appello di cui 10 030 furono restituiti dall'Urss. Il totale delle perdite ammontò a 74 800 uomini. (queste solo le truppe italiane)

Perchè scrivere questo approfondimento vi chiederete? Almeno una volta nella vita bisognerebbe ascoltare questa canzone per non dimenticare quei ragazzi mandati a morire nel ghiaccio e nella neve.

Perdete 5 minuti del vostro tempo per ascoltare questa canzone e rivolgere un pensiero a quei ragazzi che non ci sono più meritano di essere ricordati.


http://


Era la notte bianca di Natale
ed era l’ultima notte degli alpini;
silenzioso come frullo d’ale
c’era il fuoco grande nei camini.

Nella pianura grande e sconfinata
e lungo il fiume - parea come un lamento -
una nenia triste e desolata
che piangeva sull’alito del vento.

Cammina cammina
la casa è lontana
la morte è vicina
e c’è una campana
che suona, che suona:
Din don, dan...
Che suona, che suona:
Din don, dan...

(Recitato)
Mormorando, stremata, centomila
voci stanche di un coro che si perde
fino al cielo, avanzava in lunga fila
la marcia dei fantasmi in grigioverde.
Non è il sole che illumina gli stanchi
gigli di neve sulla terra rossa.
Gli alpini vanno come angeli bianchi
e ad ogni passo coprono una fossa.

(Cantato)
Tutto ora tace. A illuminar la neve
neppure s’alza l’ombra di una voce
lo zaino è divenuto un peso greve;
ora l’arma s’è mutata in croce.

Lungo le piste sporche e insanguinate
son mille e mille croci degli alpini,
cantate piano, non li disturbate,
ora dormono il sonno dei bambini.

Cammina cammina
la guerra è lontana
la casa è vicina
e c’è una campana
che suona, ma piano:
Din, don, dan...
Che suona, ma piano:
Din, don, dan...


Grazie per aver letto questo breve approfondimento e perdonatemi se ho scritto qualche castroneria o se ho dimenticato qualche cosa. Grazie per la lettura.
view post Posted: 11/2/2018, 17:48     +3L'uscita di ieri 10-2-218 - la grande guerra WWI
Ieri ero partito partito con l'idea di sondare una zona nuova ma dato il brutto tempo ho deciso per un posto più comodo alla macchina quindi dopo aver convinto la mia signora si parte verso alcune retrovia già sondate più volte ma che regalano sempre qualcosa di buono e difatti al terzo segnale ecco che esce questa

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Sembrava russa infatti dopo la pulizia in ossigenata eccola quì :woot:

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Per il resto niente di che solo un paio di ferri di baracche e qualche cartuccia austriaca

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Alla prossima ragazzi :emoticons-sorridenti-08:
view post Posted: 4/2/2018, 23:41     +8Le BAM italiane ww1 - Approfondimenti WWI
N

Edited by Bioachimolla - 20/3/2018, 20:28
view post Posted: 28/1/2018, 20:24     +2Bella giornata - la grande guerra WWI
Oggi bella uscita con un amico in un campo nei pressi di baraccamenti ww1 poche cose ma è stata una bella giornata

Aggiungo questa foto di un nottolo scattata ieri in galleria

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Questo il bottino interessante di oggi in sieme a parecchie corone e cartucce steyer

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Crocifisso da cappellano militare, 10 cent ve II, 10 cent Umberto I (che manca in foto) e un soldatino credo anni 50.

Alla prossima uscita ragazzi :emoticons-sorridenti-08:
view post Posted: 26/12/2017, 20:06     +4Oggi due regalini - Kappenabzeichen storia e identificazione
Oggi dato il brutto tempo e la voglia di scavare ho deciso di perquisire un ricovero un po' disperso che avevo addocchiato da un po'. Chiamo il compagno di gallerie si decide l'ora si carica la macchina e via verso il rifugio austriaco. Un uscita senza pretese dato che la zona l'ho battuta tempo fa con il garrettino ma non uscì una beata cippa :19ewa:
Arrivati al rifugio subito ci accorgiamo di altri due rifugi più piccoli uno con l'uscita quasi totalmente franata e uno completamente ostruito. Decidiamo di iniziare dal terzo lungo 4 metri e un po' meno impegnativo tanto per sondare il terreno (perlomeno credevamo meno impegnativo) il collega si cala dentro per primo e inizia gli scavi e dopo appena 5 minuti bum primo kappenabzeichen mitraglieri :woot:

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Appena uscito dopo una prima pulita

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Ottimo allora il potenziale c'è,ci diamo il cambio e per due ore niente se non un paio di bottoni da cappotto :19ewa: boh vabbè ci ridiamo il cambio e dopo 5 minuti bum altro stemmino questa volta un bel patriottico :woot:

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E due foto dopo una sommaria pulizia

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I due assieme

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Decidiamo di fare uno stemma per uno e io mi sono tenuto il mitraglieri e lui il patriottico :emoticons-sorridenti-08:

Dopo la pulizia.

Fronte

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Retro

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Il patriottico

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Bene alla prossima ragazzi :slEV2Sl:
view post Posted: 1/12/2017, 08:41     +1Boschi o campi? - Forum generale metal detector
Non preoccuparti il nostro algerio sa cosa fare ha addirittura una teca a suo nome in un museo che contiene i suoi ritrovamenti :rolleyes:
view post Posted: 20/11/2017, 22:31     +1Altre due votive - Medagliette devozionali e crocefissi
Dato che stavo pulendo la super devo ne ho approfittato e ne ho pulite altre due,non sono vecchissime e abbastanza comuni.
votiva 1

s. giuseppe prega per noi
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s. cuore di Gesù
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votiva 2

N.S. del Sacro Cuore pregate per noi
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Amato sia da per tutto il sacro cuore di Gesù
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Alla prossima devo ragazzi :emoticons-sorridenti-08:
view post Posted: 19/11/2017, 23:26     +1L'attacco alla chiesa di - Approfondimenti WWI
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Edited by Bioachimolla - 24/3/2018, 19:15
view post Posted: 6/10/2017, 07:15     +1Ritorno a casa dopo 24 anni la salma del pilota trvato a Pragatto - Storia e archeologia
Riporto la se teoria letta oggi:

Abbattuto, perduto e poi ritrovato: omaggio al pilota americano che morì nei campi del Bolognese

Il suo P47 fu centrato dalla contraerea tedesca nel '44; cinquant'anni dopo, scavando, riemerse con le armi e le spoglie del soldato. Che finalmente ha un nome: Paul R. Joyce, e può essere dunque ricordato là dove cadde. Anche grazie a una mostra fotografica e un documentario

di MICOL LAVINIA LUNDARI05 Ottobre 2017


PRAGATTO (BOLOGNA). "Questa è una storia di guerra. La storia di un pilota, del suo aereo e della missione da cui non fece ritorno. È la storia degli uomini che lo ritrovarono nel 1993 e di quelli che ora vogliono raccontarla, perché il ricordo di quell’episodio non vada perduto". Può sembrare l'introduzione di un kolossal cinematografico, è invece una storia vera, verissima, un frammento del Novecento che merita di essere raccontato. Che ha per scenario le campagne e le colline della Valsamoggia, nel Bolognese, che ha un inizio nella Seconda guerra mondiale, e una fine nei giorni nostri, con l'omaggio al caduto. Come in tutte le storie, c'è il colpo di scena: è datato 1993: a quasi cinquant'anni dalla morte del protagonista, i suoi resti vengono cercati e ritrovati. E la storia, che sembrava sepolta sotto la polvere dei decenni e le zolle di terra, ha un nuovo, inaspettato inizio.

Prologo. Siamo nel 1944, infuria il secondo conflitto mondiale. A bordo di un aereo Republic P 47 Thunderbolt che sta sorvolando le campagne emiliane c'è un giovane pilota statunitense, si chiama Paul Regis Joyce e ha 22 anni.

Non sa che i campi di Pragatto, località di Crespellano (non siamo troppo lontani in linea d'aria dalla via Emilia), sono l'ultima cosa che i suoi occhi potranno vedere. E forse non fa nemmeno in tempo ad accorgersi che i colpi della contraerea tedesca lo centrano in pieno. Buio.

Una scena che rimane impressa in molti testimoni. Lo hanno visto cadere anche da Monte San Pietro, quell'aereo americano. E nessuno dimentica, nemmeno ad anni di distanza. Ne passano quasi cinquanta - e arriviamo agli inizi degli anni Novanta - ma qualcuno che c'era, che ha visto, è ancora vivo, e probabilmente, ogni tanto, ripensa e racconta quell'evento. Fino a quando qualcuno non decide di scavare, di cercare quel P47. E' il 1993: ne vengono trovati i rottami, e otto mitragliatrici. Ma anche qualcosa di più prezioso: quel che è rimasto delle spoglie del giovane pilota: poche ossa, brandelli di divisa, alcuni oggetti personali.

"Ritrovare i resti di un aereo militare americano nel proprio campo o nel campo del vicino dopo aver ascoltato tanti racconti di guerra – spiegano dall'Anpi di Monte San Pietro –, fa senz’altro sentire che si sta contribuendo a fare la Storia, crea un sentimento di orgoglio e commozione perché con quell’agire collettivo, dissotterrarlo fu un lavoro di squadra, si contribuisce a ricordare quelle tante giovani vite perdute per la libertà e la democrazia dell’Italia. Anche adesso dopo tanti anni, la storia dell’aereo è cominciata dal momento che è venuto giù".

Quelli ritrovati sono però resti anonimi. E', di fatto, ancora un milite ignoto. Ma ci sono alcuni elementi che, con pazienza, possono portare a un nome. Il tipo di velivolo, la missione, gli oggetti personali: si arriva, col tempo, grazie alla rete e alle ricerche di più persone, a un nome, quello di Paul Regis Joyce, e si rintracciano persino i suoi parenti. Il Dna conferma, ed è tempo, dopo oltre mezzo secolo, che le spoglie del pilota tornino oltreoceano, per essere conservate nel cimitero militare di Arlington, Virginia.

E arriviamo così ai giorni nostri. Anzi, al prossimo sabato, il 7 ottobre, quando quella terra che è stata per così tanto tempo la sua tomba senza fiori e senza mostrine lo omaggerà come si deve, con un cippo commemorativo: sarà inaugurato alle 11 nei pressi del rio Martignone, a Pragatto, oggi territorio del Comune di Valsamoggia, laddove il P47 di Paul R. Joyce precipitò, 73 anni fa: e ci saranno i suoi famigliari. Nel pomeriggio, sarà invece Monte San Pietro a ricordarne la figura, alla Badia con la mostra fotografica "Flight Goggles", e la presentazione del documentario "Mission n.AO#54", che nasce dalle testimonianze raccolte.

Perché la storia di Joyce sembra davvero la trama di un film, ma è una pagina di storia. "Le storie locali, quelle che a volte rischiano di andare perse - dice bene il sindaco di Monte San Pietro Stefano Rizzoli - hanno lo stesso valore delle grandi storie; la memoria va preservata e nutrita proprio anche di questi episodi".


Fonte:

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2017/...ggia-177456797/
view post Posted: 22/9/2017, 13:42     +7Ritrovati dopo 74 anni. - Storia e archeologia
Oggi ho letto questo articolo spero possa essere di interesse lo riporto come dal giornale:

La ragazza che salvò il soldato: "Mi ha sorriso 74 anni dopo"

Rosina, abruzzese, e Len, inglese, quasi centenari, si sono rivisti via Skype. Lui confessa: non ho mai smesso di cercarti

di CRISTINA NADOTTI22 Settembre 2017

ROMA . Cuore d'Italia, metafora e realtà mai così strette. A Sulmona si intrecciarono 74 anni fa le vite di una contadina abruzzese e di un soldato inglese, oggi grazie a Skype Rosina Spinosa in Abruzzo e Len Harley a Billericay, nell'Essex, si sono rivisti. Quasi 95 anni lei, 98 compiuti lui, quando i loro visi sono apparsi sugli schermi dei computer, i figli raccontano che mentre si sorridevano e salutavano con la mano gli occhi sono ritornati brillanti.

Rosina si fa aiutare dalla figlia Vanda a raccontare quel che accadde nel settembre 1943, quando rischiò la vita per aiutare Len a nascondersi ai nazisti. "Non l'abbiamo fatto soltanto noi - dice Rosina - tanta gente del paese ha aiutato quei poveretti. C'era appena stato l'armistizio e dal campo erano scappati in molti verso le montagne".

Sapeva quel che rischiava?
"Sì, ma siamo gente di buon cuore. Avevo 21 anni e due figli piccoli, mio marito era in guerra. In cuor mio speravo che se fosse accaduto a lui qualcuno avrebbe fatto altrettanto".

Len ha raccontato al Times che fu lei a intercedere con suo padre e i suoi fratelli perché lo accogliessero.
"Ricordo diversamente. Mio padre e mio zio ne accolsero almeno sette.

Purtroppo i tedeschi arrivarono alla casa sul monte dove li tenevamo nascosti, quattro cercarono di scappare e li presero subito. Len e un altro, invece, riuscimmo a farli salire in soffitta e poi spostammo un armadio davanti alla porta perché non si vedesse il nascondiglio. Quando i tedeschi arrivarono nella camera mi trovarono a letto con i bambini. Ci scaraventarono per terra, tremavo come una foglia, ma non li trovarono. Però i tedeschi si portarono via i miei due fratelli, per fortuna li mandarono ai lavori forzati e non li uccisero".

Avete continuato a nascondere Len e il suo compagno in soffitta?
"Sì, non era la casa in cui vivevamo, era vicino a dove tenevamo le bestie. Però era pericoloso lo stesso portargli da mangiare, facevamo a turno, ma mi ero accorta che Len era più contento quando ci andavo io".

Riuscivate a comunicare? Le aveva detto qualcosa?
"No, ci sorridevamo soltanto, ero bella, proprio come adesso (e ride n.d.r. ). Solo che lui pensava fossi molto più grande, che avessi 30 anni. Anche per questo adesso aveva quasi perso la speranza di trovarmi".

Quando decisero di incamminarsi verso le truppe alleate, come vi salutaste?
"Continuava a dire "grazie", poi andarono via, verso le montagne del Morrone. Io ci pensavo sempre, mi chiedevo se ce l'avevano fatta lassù sulla Maiella, se li avevano ripresi".

Ha mai provato a cercarlo?
"Dopo la guerra è stata dura. Siamo stati in Italia fino al '59, poi siamo andati in America, in Pennsylvania. Mi era morto il primogenito, ho avuto altre due figlie, mentre mio marito lavorava dovevo badare a loro. La vita è andata avanti. Però alle mie figlie e alle mie nipoti ne ho parlato sempre. La guerra è brutta, abbiamo sofferto tanto, ci avevano bombardato la casa, non bisogna dimenticarsi quel che è successo".

Len invece non ha mai smesso di cercarla.
"Nel 2009 è venuto qui a Sulmona, ma mi ha cercata sulla montagna, dove li nascondevamo. Eravamo tornati dagli Stati uniti nel '95, la gente si era dimenticata di noi e non gli sapeva dare indicazioni. Aveva quasi perso le speranze, poi una tv inglese lo ha contattato per raccontare le storie dei soldati inglesi scappati dall'Italia e lui ha subito detto di me. Le responsabili del programma sono venute qui e sono state fortunate, perché hanno incontrato per caso un mio nipote che fa la guardia forestale".

Forse Skype non è stato il modo migliore per rivedersi.
"Lo uso sempre per parlare con le mie nipoti in America, ci sono abituata. Però ho pensato che vorrei vederlo di persona. Len ha continuato a ringraziarmi anche adesso, a ripetere che avevo rischiato la vita per lui".

E lei?
"Gli ho detto che non avrei potuto fare altrimenti".

Vi siete raccontati cosa è successo in questi 74 anni?
"Eh, io non parlo molto l'inglese, un po' l'avevo imparato quando stavo là, ma adesso me lo sono scordato. Traducevano mia nipote Sabrina e sua figlia Chris. In casa mia sapevano tutto anche perché qui in paese ci sono state tante altre storie come la nostra, la guerra ha lasciato tanti ricordi. Invece lui non aveva raccontato niente alla figlia, lo ha saputo quando Len ha ricostruito la sua fuga dal campo di prigionia per la trasmissione. Però mi ha detto che mi ha pensato sempre, che ha fatto di tutto per rivedermi, ma visto che pensava avessi ormai più di 100 anni non ci sperava più".

Come vi siete salutati?
"Ci siamo dati appuntamento per i prossimi giorni, questa volta ci chiameremo con Facetime, in attesa di vederci di persona. Però devo aspettare che ci sia mia nipote o qualcuno che può aiutarmi a tradurre".



Fonte:

http://www.repubblica.it/cronaca/2017/09/2...opo_-176161372/
view post Posted: 20/9/2017, 18:20     +3Altra giornata in grotta - la grande guerra WWI
Altra giornata in grotta ma stavolta con una sorpresa. Dopo i solito bottoni ecco il primo segnale buono una monetina da due heller non male poi grattando alcuni segnali in fondo un piccolo stagno spunta l'incredibile un coltello in ottone con un bottone che si è attaccato alla ruggine della lama. Spettacolare ma uno degli ultimi segnali e stato il top in mezzo a barattolame distrutto è uscito l'insperato un kappenabzeichen! :emoticon_grandi_204: raffigura l'unione dell'impero Austriaco e quello Ungherese mediante le efgigi dei due imperatori con sotto scritto 1914 purtroppo la spilla era totalmente marcia e si è sbriciolata appena estratto.
view post Posted: 7/9/2017, 12:53     +3Incendio sito romano - C'è da salvare!!
Io mi chiedo l'ignoranza umana davvero non ha un limite?

Foggia, distrutto dalle fiamme il sito archeologico di Faragola: "Forse utilizzato esplosivo"

I danni all'insediamento archeologico di Ascoli Satriano

L'insediamento del IV-VI secolo dopo Cristo. Il presidente del Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici: "Accade quando non ci sono controlli e le aree diventano terra di nessuno"

di MARIA GRAZIA FRISALDI
07 Settembre 2017


FOGGIA - Distrutta dalle fiamme la copertura lignea del sito archeologico di Faragola ad Ascoli Satriano, nel Foggiano, dove è stato individuato un esteso e articolato insediamento di età romana e tardoantica, che si segnala per le notevoli manifestazioni di lusso. A darne notizia è l'archeologo Giuliano Volpe, presidente del Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici: "E' un disastro: nella notte è stata incendiata la copertura del sito archeologico di Faragola. O forse sono stati usati esplosivi per far saltare la copertura, che è ignifuga. Sembra roba da professionisti - ipotizza Volpe - Un danno enorme. Forse irreparabile".

Qui erano stati portati parzialmente alla luce alcuni ambienti residenziali di una ricca villa - Villa Faragola, appunto - di cui è stata finora documentata soprattutto la fase tardoantica (IV-VI secolo dopo Cristo). Il fatto è avvenuto intorno alle 2 di notte, quando un incendio si è sviluppato a partire da un manufatto ligneo. Si è reso necessario l'intervento di più squadre dei vigili del fuoco del comando provinciale di Foggia e distaccamenti, che però non hanno trovato tracce di liquido infiammabile o inneschi.

In fumo tutta la ristrutturazione, opera di anni di lavoro e di finanziamenti della Regione, di Arcus e ora del ministero. "Non so ancora nulla dei danni provocati alle strutture archeologiche, ai muri, ai mosaici, alle pavimentazioni in marmo, a tutto il sito", spiega Volpe. "Quattordici anni di scavi, di ricerche, di studi, di lavoro sul campo, di pubblicazioni, di progettazione di un modello di musealizzazione per uno dei parchi archeologici considerati più importanti di Puglia e d'Italia sono andati persi, distrutti, inceneriti dalla malavita o dalla stupidità o da altri interessi? A chi dava fastidio un sito come Faragola?", si chiede il presidente del Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici.

"Mi fa rabbia che da alcuni mesi il cantiere era stato sospeso in attesa della ripresa per il completamento del terzo lotto dei lavori di sistemazione, con le installazioni multimediali, il percorso di visita, lo spazio informazioni, il laboratorio didattico per i bambini. Purtroppo è la conferma che quando un sito è lasciato senza una gestione, senza controlli, senza un uso quotidiano diventa la classica 'terra di nessuno' nella quale è facile che i delinquenti o i vandali operino indisturbati".




Fonte:
http://bari.repubblica.it/cronaca/2017/09/...loso-174819012/
view post Posted: 18/8/2017, 07:43     +1Trovato un caduto sul col dell'orso. - Approfondimenti WWI
www.telebelluno.it/wp/53464 è stato trovato da un detectorista un caduto italiano presso il col dell'orso in grappa.

Edited by Bioachimolla - 18/8/2017, 14:04
24 replies since 28/5/2016