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| CITAZIONE (Nicos77 @ 7/12/2015, 20:49) inquietante... mi ricordo la foto quando la postasti tempo fa, oppure l'ho sognato? Mi da l'idea di qualcosa di sacro, come una sepoltura... Ed ecco che mi fai venire in mente una leggenda tarantina (dove avrò trascorso in tutto almeno due anni), e ogni tanto me la facevo raccontare, e più di una persona tra colleghi e ragazze del posto... beh, se la facevano abbastanza sotto parlandone! In pratica esisterebbe questo folletto, ora non ricordo come viene chiamato in dialetto... che la notte immobilizza la "vittima" prescelta nel letto... con il suo peso sopra il petto, rimani completamente paralizzato, non puoi gridare, muoverti... di norma lo fa con i bambini... e picchia anche! Ecco perché chi era scettico e c'è passato... ne parla malvolentieri. E chi sbeffeggia questa specie di folletto, in un breve lasso di tempo viene "visitato". Raccontavano anche di provare a muoversi e toccargli il cappello rosso per avere fortuna. Delle persone che me l'hanno raccontato so per certo che non sono visionari o matti. Ciao Nicos77, mio padre è originario della Lucania e mi ha raccontato diverse volte del personaggio fantastico a cui ti riferisci e che chiama u Monacid. Ma la stessa figura è diffusa con piccole varianti un po' per tutta l'Italia con denominazioni differenti. Ad esempio in passato mi sono appassionato anche alle credenze magiche nella cultura popolare (tanto che raccolsi anche alcune interviste orali ) e ritrovai lo stesso personaggio in Veneto dove, nel trevigiano e nel bellunese, viene chiamato Mazzariol o Mazzarol. Counque basta curiosare nella voce "folletto" di Wikipedia per trovare questa impressionante lista di denominazioni regionali per la sola Italia: CITAZIONE Fra le voci che nel folklore italiano (a seconda delle fonti) possono corrispondere alla descrizione generica dei folletti, si possono citare:
Aùra (Puglia) Barabén (var. Barabanén), Mazapécc e Sèltapécc (Appennino bolognese) Berbèch (provincia di Bergamo) Buffardello o Beffardello (provincia di Lucca) Cardinalen o Barabanén (Imola e dintorni) Cjalcjùt (Friuli) Culèis (Piemonte) Fajettu (Calabria meridionale) Fuddhittu e Mazzamareddu (Sicilia) Gnefro (Terni e Valnerina) Lauru (Puglia) Lenghelo (Castelli Romani) Linchetto (provincia di Lucca) Mazapégul (Romagna) Mazaròl o Massaruol o Massariòl (provincia di Belluno) Mazzamurello (Marche) Spremìngolo o Sprevéngolo (Marche centrali) Mazzemarelle (Abruzzo) Munaciello (Napoli) Monachicchio (Basilicata) Pàpolo (provincia di Massa e Carrara) Ru Mazzamauriegliel o Mazzamauriell (Molise) Sarvanot (Piemonte - Valle Varaita) Sbilf - (Carnia - Friuli) Squasc (Lombardia orientale) Sa Surtore (Sardegna) Salbanello e Salvanel (Veneto) Scazzamurrieddhru (Salento) o Scazzamurrill (provincia di Foggia) Sprenaggio (Uscio - Valle del Recco) Tummà (tavoliere delle Puglie) Veramente impressionante, no? Purtroppo abbiamo oramai perso questa ricchezza e prolificità della cultura popolare. La produzione culturale di massa si è impossessata oramai di tutto, cancellando quello che non rientra nei sui canoni e imponendo modelli globali e semplificati all'estremo. Al contempo sempre minore attenzione si è data agli studi antropologici che avevano fatto progredire il folklore a vette interessantissime (qui in Italia ad esempio abbiamo avuto gli straordinari lavori di Ernesto De Martino). Così, oltre a non avere più una vera tradizione popolare, ci stiamo facendo sfuggire anche la capacità di indagare il significato e le origini storiche e materiali delle credenze popolari. Comunque ritornando a bomba al tema e al clima iniziale di questa discussione devo dire che, non me ne abbiano gli gnomi, ma la figura leggendaria più interessante dei nostri boschi è per me l'homo silvanus.
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