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Ciao a tutti ragazzi,
oggi vi mostro il restauro che è stato per me il piu' difficile della mia collezione per la delicatezza e la gioia di avere la dolce sorpresa del fregio. Buona lettura Questo elmo è speciale per me. Mi è stato regalato da una persona davvero speciale che mi ha aiutato a crescere la passione per la Grande Guerra e la ricerca, purtroppo quasi totalmente abbandonata. L'elmo è stato trovato se non erro a crestino in giu' e facendo da vaso per l'acqua è iniziato a marcire. Ma che importa. E' un 16, il primo che vedo tra le mie mani, il primo che tocco. E chissà quante storie nasconde. A partire da quel foro particolare che si puo' osservare tra le parti bucate. Quello è probabilmente un foro di baionetta.. Le condizioni iniziali. Tanta pittura e ruggine. La parte frontale e quello che è probabilmente il foro di baionetta La parte superiore Il foro dall'interno Piccola pillola di storia: Ricordiamo che quando il nostro esercito entro' in guerra non era fornito di elmetti metallici. I nostri soldati avevano solamente dei berretti, i quali non avevano, ovviamente, nessuna funzione a difendere. Nel 1915 pero' la Francia-che anche questa era entrata in guerra senza elmetti- aveva ideato un tipo di elmetto molto leggero ed economico: precisamente il generale Louis Auguste Adrian lo ideo', da qui il nome, elmetto Adrian 15. L'italia si rifornì inizialmente verso Ottobre-Novembre del '15 proprio dalla francia con questi nuovi elmetti, ecco perchè spesso si ritrovano con dei fori avanti, perchè quelli francesi avevano dei fregi metallici sulla parte frontale e avevano la colorazione blue horizont cioè un grigioblu. Successivamente vennero ridipinti in grigioverde per uniformarli alla divisa. Ma a partire dal 1916 l'italia aprì una produzione propria di elmetti: questi vennero chiamati ''elmetti metallici mod. 1916'' e di francese non avevano piu' nulla, percio' è scorretto chiamarli Adrian 16, anche se per abitudine così sono chiamati -notare il mio titolo - . Mentre il modello francese era di colorazione grigioblu, con fori per fregio e formato da 3 parti divise, ovvero crestino-elmo-visiera, il modello italiano era stato prodotto in grigioverde e formato da soli 2 pezzi, ovvero elmo e crestino. Inoltre non aveva i fori per il fregio. Esso doveva essere dipinto o dal soldato o da superiori addetti se non erro. Il fregio doveva essere dipinto di nero e poteva essere fatto o a mano o con stampo, tipo uno stencil oppure con un tampone tipo timbro. Tornando a noi... FASE PRE OSSALICO Innanzi tutto l'ho sciacquato un poco dai leggeri rimasugli di terra ed eventuale ruggine che poteva staccarsi.. in questo modo lasciandolo un po' in acqua ho anche ammorbidito la ruggine -devo ammettere che pero' non l'ho lasciato tanto bagnato perchè ero talmente impaurito per il fregio che l'ho trattato come una farfalla tra le mani- LA SOLUZIONE CON OSSALICO Ho utilizzato un secchio per tenere l'elmo in ammollo nella soluzione con ossalico e per ogni litro di acqua -meglio se l'acqua è calda, il processo dovrebbe accelerare e i sali di ossalico si dissolvono piu' velocemente- ho messo un cucchiaio da tavola di acido. Questo per il primo ciclo. Nei cicli successivi, fino ad arrivare all'ultimo ciclo, ho leggermente ridotto il soluto, ovvero l'acido, così che la reazione non potesse danneggiare troppo la pittura perchè ammorbidendosi, specialmente il fragile fregio, mi avrebbe salutato per sempre. GLI ATTREZZI Gli strumenti che ho utilizzato che serviranno durante il restauro tra un ciclo e l'altro sono: -spugnetta per piatti -spazzolino morbido Il suo primo bagnetto IL LAVORO TRA UN' IMMERSIONE E L'ALTRA Ogni mezz'ora di solito tolgo gli oggetti normali dall'ossalico.. ma sempre per la mia paura per la vernice e il fregio, ho ridotto il tempo di immersione a 20 minuti e 15 i successivi cicli. Una volta tolto l'elmo dalla soluzione, sotto acqua corrente leggera con l'aiuto dello spazzolino ho rimosso delicatamente le incrostazioni di ruggine maggiori, mentre le minori pian piano con la spugnetta dal lato giallo pero'. Per quanto riguarda il fregio, in questa fase ero emozionato perchè non sapevo ancora che fregio sarebbe comparso ai miei occhi perchè prima seppur visibile era difficile capire numero di reggimento e reggimento stesso. Questo l'ho trattato con la spugnetta sempre delicatamente e dal lato giallo... piano piano usciva la vernice nera e i primi segni... e qui ho iniziato a fare le prime ipotesi. Il fregio a metà lavoro... sembra ci sia un 2.... Piano piano... No aspetta... E' un 3... MA QUELLA E' UN' ASCIA E dunque l'elmo si è rivelato essere di un 3o reggimento del Genio. Ma... 0 notizie sul web e ho chiesto a varie persone ma nulla.. Fino ad ora non sono ancora riuscito a conoscere informazioni su questo possibile reggimento. I risultati sul restauro comunque sono ottimi ma ho voluto lasciare un po' di ruggine e non fare altri cicli onde evitare possibile danneggiamento del fregio Il taglio E questa è la sua bellezza TRATTAMENTI FINALI PER PRESERVARLO Prima di metterlo in vetrina in bella mostra ho dovuto scegliere uno dei trattamenti per la conservazione. Si consiglia o olio di vaselina, metodo meno invasivo di tutti, o pittura spray trasparente lucida o opaca un po' meno consigliata. Io invece l'ho rivestito con un film di pittura trasparente opaca: il colore diventa leggermente piu' scuro ma il risultato personalmente è fantastico perchè pare che sopra non ci sia nulla e svolge la sua funzione. E questa è la sua nuova casetta -le macchie di ruggine sembrano di colore vivo e acceso ma è colpa del flash- P.S. il restauro risale al 2014 Saluti |