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Era uno di quei pomeriggi d’agosto freschi e con il mare schiumoso e come di consueto ero sul posto di lavoro. Ricevo una telefonata da un amico bagnino che in tutta fretta mi passa una ragazza con voce affannata e disperata. Mi racconta di aver perso in mare mentre giocava a pallavolo un anello d’oro giallo con un solitario importante (come lo chiama lei) del valore di 10 mila euro. La rassicura dicendo di non preoccuparsi e che l’indomani mattina l’avrebbe riavuto infilato al dito. Ma la ragazza non del tutto rassicurata comincia a farmi domande sul fatto che il mare è mosso e che l’anello potrebbe venire a riva. Subissato di tante domande a cui avevo difficoltà a rispondere, dato che il mio capo era in giro ad ispezionare, le do il numero di telefono del mio caro amico Patrick (utente nablatech grande conoscitore dei pulse ed attualmente bannato dal forum pertanto non ci leggerà). Lui la convince ad aspettare l’indomani mattina date le condizioni attuali del mare e stante anche il fatto che ormai l’ora era tarda e avevamo preso degli impegni precedenti. Inoltre sarebbe stato difficile parcheggiare causa manifestazione balneare. Con i suoi 26 anni di ricerca compiuti proprio questo mese la rassicura e le dice di non provare ad usare il rastrello per le telline.
La mattina alle 5 puntuali ci troviamo di fronte allo stabilimento e pur non conoscendo di vista la ragazza, appena vede che tiriamo fuori l’attrezzatura ci viene incontro con una faccia scura. Ci facciamo spiegare la dinamica dello smarrimento che è avvenuto in acqua ad altezza polpaccio mentre era a giocare a pallavolo per 5-7 minuti. Ci viene data quindi da perlustrare un’area abbastanza circoscritta a sx del limite acque sicure e c.a. 2 metri prima dello stesso verso riva. Si vedeva chiaramente il segno dell’anello sulla pelle abbronzata della ragazza. Doveva essere un anello di spesso.
Il mare era peggio della sera prima e rompeva con una corrente decisa che dava fastidio durante la spazzolata, specialmente se si usa una piastra da 10 o come il mio amico da 12,5”. Due ore di ricerca portano al nulla, 4 segnali di cui 2 monete e due pezzi di alluminio.
Usciamo dall’acqua dopo aver ripassato più volte il settore consci di essere arrivati al limite del palo delle acque scure, quindi più in là del luogo dello smarrimento. La notte per la ragazza passa insonne, ed anche noi rimuginavamo sul fatto che era impossibile non averlo trovato. Certo le condizioni non erano facili ma abbiamo fatto ritrovamenti con acqua mossa e forti correnti.
Il giorno dopo lo trascorriamo al telefono dato che il mare è montato ancora di più, e la ragazza mi racconta la storia dell’anello. Il brillante era della madre del ragazzo che lo aveva fatto montare su oro giallo. La rassicuro sul fatto che nel pezzo di mare scandagliato il giorno prima nulla ci era sfuggito. Avevo in precedenza controllato la situazione delle previsioni per il giorno dopo ed il mare sarebbe andato in scaduta. Pertanto le dico che avremmo fatto un altro tentativo il giorno dopo con condizioni più favorevoli. Spiego alla ragazza che l’anello non ha camminato sul fondo come lei credeva ma sicuramente era rimasto in loco visto anche il peso presunto dell’oggetto.
La mattina dopo non era una solita mattinata, avevamo una missione che non potevamo portare a termine. L’auto correva un po’ più velocemente della solita quinta marcia a 50 all’ora, non volevamo perdere neanche un minuto. Stessi gesti di sempre, stessa sincronia nel prepararci ma una strana fretta ci pervade. Questa volta iniziamo distanti dato che i due Excalibur si danno noia a vicenda se posti nelle vicinanze. Io inizio un paio di metri prima dell’ipotetica linea in cui giocava la ragazza, mentre il mio collega inizia sulla linea del palo acque sicure dove giorni fa batteva l’onda. Per c.a. 30-40 minuti nulla. Poi noto che nablatech si sposta di parecchio oltre la linea del palo, almeno 5-7 metri. La prima passata lungo 30 metri và a vuoto. Dentro di me penso che si sia allargato troppo e l’acqua gli arriva di poco sotto il petto. Il sole era da poco completamente sorto e la palla non era ancora tonda ma di un rosso fuoco. In lontananza si ode solo il trattorino che stà pulendo qualche spiaggia libera ed i camion della nettezza urbana che ripuliscono dopo la festa durante fino alle notte del giorno prima.
A un certo punto un urlo, “Grande, l’ho trovato, è lui…e andiamo”. Non capisco subito pensavo a qualcos’altro dato che il luogo dove era, non era assolutamente dove poteva stare. Inoltre era al confine con la concessione nord dove ha l’ombrellone la ragazza. Passano pochi secondi e capisco che l’aveva trovato quando mi dice: “chiama la ragazza”. Lascio metal e pala e corro da lui, ma mi scordo dell’hipmount. Sgancio pure quello e corro verso di lui, ci abbracciamo e vedo l’anello ancora nella pala con un brillare che offuscava l’oro.
Con rispetto ma anche con titubanza il mio amico lo prende in mano e lo bacia. Corriamo a riva per chiamare la ragazza che non risponde. Le ns. urla da stadio hanno richiamato il bagnino che stava facendo colazione al bar di fronte e capisce che l’avevamo trovato. Ora dovevamo dare la lieta notizia ma 7 chiamate non hanno sortito alcuna risposta. Mi sono ricordato del cognome del ragazzo e nablatech del fatto che avessero casa di fronte ad uno chalet dove ritrovammo in passato un Vacheron Constantin d’oro per un signore tedesco a fine anni 90.
Con queste due informazioni ci siamo diretti ed a piedi abbiamo guardato i citofoni. In 2 minuti avevamo trovato la casa, ma erano le 6:20 di mattina. Suono e trovo la madre che al sentire la frase: “abbiamo ritrovato l’anello” ha avuto quasi un mancamento per l’emozione.
Ma in tutta queste kermesse dei 4 giorni da quando siamo stati contattati al giorno del ritrovamento avremo per sempre in mente l’ultima frase con la quale ci siamo lasciati dopo le foto di rito dell’anello pronunciate dalla ragazza: “Grazie per la vostra onestà”.
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