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11 Gennaio 1944

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Old Ironsides
view post Posted on 11/1/2018, 12:45 by: Old Ironsides     +1   +1   -1
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L'undici Gennaio 1944, in una fortezza ottocentesca eretta per ordine del feldmaresciallo austriaco Radetzki a Verona,San Procolo.. 30 militi in camicia nera formano un plotone di esecuzione, l'ora é giunta per quello che diventerà il processo lampo di Verona

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I corpi esanimi di Emilio De Bono,Galeazzo Ciano, Luciano Gottardi, Carlo Pareschi e Giovanni Marinelli membri del fascismo,giacciono al suolo dopo essere stati crivellati dai colpi dei fucili

Solo una condanna a 30 anni di reclusione per Tullio Cianetti graziato dopo aver spedito una lettera di pentimento al duce.


Annio Bignardi, Giuseppe Bottai, Luigi Federzoni, Umberto Albini, Giacomo Acerbo,Edmondo Rossoni Dino grandi, Dino Alfieri, Giovanni Balella, Alfredo De Marsico,Giuseppe Bastianini, Alberto De Stefani e Cesare Maria De Vecchi, giudicati colpevoli e ritenuti meritevoli di pena capitale dal tribunale di Verona sopravvissero alla guerra fuggendo prima che il processo avesse luogo ed essendo quindi giudicati in contumacia.


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In foto

Andrea Fortunato, Pubblica accusa

Il giudice istruttore Vincenzo Ceronimo dopo aver tentato invano di ricostruire i fatti basandosi sui verbali del Gran Consiglio, non rouscendo a rintracciare alcun documento ufficiale che provasse l'alto tradimento, pensò di recarsi direttamente dove erano reclusi alcuni degli imputati nel carcere degli Scalzi per raccogliere almeno qualche testimonianza diretta dagli accusati.

Quando giunse il momento di interrogare il conte Galeazzo Ciano i soldati tedeschi fecero opposizione, e dopo una protesta avanzata da parte del giudice nei confronti delle SS.


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I foto

Galeazzo Ciano nel carcere degli scalzi

Conclusa la fase istruttoria il tutto fu messo nelle mani del ministro della giustizia Piero Pisenti da poco succeduto da Antonino Tringali Casanova.

Dopo aver esaminato le carte Pisenti concluse che mancavano le prove di una collusione tra i firmatari dell’Ordine del giorno Grandi e casa Savoia.


l’accusa di tradimento non era dimostrabile, anche il duce era stato messo a conoscenza del documento di cui si discusse il 25 di luglio del 1943.


”Voi, Pisenti, vedete nel processo solo il lato giuridico. Giudicate, in altri termini, questa faccenda da giurista. Io devo vederla sotto il profilo politico. E ormai bisogna andare fino in fondo “.

Queste furono le parole di Benito Mussolini in risposta al ministro..

Questo il suo giudizio.. dicendo che il suo operato peccava di eccezioni da giurista mentre la faccenda era a suo dire tutta politica.


Anche Edda Ciano, moglie di Galeazzo e primogenita del duce, fece vari tentativi per liberare il marito dal carcere degli Scalzi e nel 1943. E la cosa sembrava potesse essere risolta....i diari segreti dell’ex ministro degli Esteri vennero offerti in cambio della sua salvezza ad alcuni gerarchi nazisti. Ma quando questa notizia arrivó ad Adolf Hitler, il dittatore bloccò tutto.


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In foto

Galeazzo Ciano al processo di Verona, 1944, al centro col soprabito chiaro. Alla sua destra Pareschi e De Bono (con le mani sul viso). Alla sua sinistra nell'ordine Gottardi, Marinelli e Cianetti.



Terzo e ultimo giorno del processo.. alle 10 del mattino L’avvocato di Tullio Cianetti ricordò che il suo assistito non collegò la propria firma apposta sull’Ordine del giorno con la possibile caduta del fascismo, al punto che il gerarca si affrettò a recapitare per iscritto e direttamente al duce le sue scuse..





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In foto

Tullio Cianetti in divisa, con Robert Ley


Non Gli altri imputati peró che decisero di non dover lasciare ulteriori dichiarazioni

Pare che la giuria si espresse utilizzando dei foglietti: questo valeva la vita di queste petsone...in un primo voto venne stabilito se l’imputato fosse da ritenere colpevole o innocente, in seconda istanza la pena da comminare.

in cinque vennero condannati a morte.
Sarebbe bastata una lunga condanna forzata per avere salva la vita, come Tullio Cianetti, che alla fine rimase in carcere per poco tempo, visto come andavano le cose della guerra...



“Con questa condanna si chiude un ciclo storico come capo dello stato e del fascismo, non dunque come parente di uno dei condannati, ritengo che i giudici di Verona abbiano fatto il loro dovere”.

Queste le parole di Mussolini e aggiunse di non aver mai avuto alcun dubbio sulla decisione del tribunale speciale.. Dopo quelle parole, le domande di grazia, che erano rimaste sul tavolo del prefetto di Verona, passarono in secondo piano...

Pavolini fece opposizione anche solo perché le lettere venissero recapitate al duce. Così, l'11 Gennaio verso le 8 del mattino, le cinque richieste di avere salva la vita vennero rigettate definitivamente.


Rigetto delle domande di grazia

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I condannati, erano circa le i 9 condannati, abbandonarono il carcere degli Scalzi per giungere al Forte di San Procolo,quello era il loro ultimo viaggio.

Poco dopo, legati alle sedie e fucilati alla schiena come in uso ai traditori

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Morirono sotto i colpi del plotone di esecuzione, Galeazzo Ciano, Emilio De Bono, Luciano Gottardi, Giovanni Marinelli e Carlo Pareschi. Un cineoperatore tedesco filna per intero la crudele cerimonia dell’esecuzione fu. Quelle immagini, poi dimenticate, furono ritrovate molto tempo dopo dallo storico Renzo De Felice e rese di pubblico dominio.

Le riprese, una testimonianza ...il genero del duce, Galeazzo Ciano, nei suoi ultimi istanti si comportò con coraggio, Mentre il suo compagno di sventura, il quadrumviro Emilio De Bono, commentò così il momento del trapasso: “Mi fregate di poco, ho settantotto anni”.


(Questo riassunto é stato possibile grazie ai dati reperiti sul Web
Per qualsiasi inesattezza dovuta agli scritti sono ben accette rettifiche o eventualu precisazioni)


Fine.
 
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