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Marsaglia 4 ottobre 1693

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rabdomantico
view post Posted on 1/10/2015, 21:13 by: rabdomantico     +2   +1   -1
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https://www.flickr.com/photos/claudiobonif...157659238280196

Nel primo mattino del 4 ottobre 1693 i due eserciti si diedero battaglia nelle campagne comprese tra la sinistra del torrente Chisola e la regione delle Gerbole di Volvera, lasciando sul terreno circa 13.000 morti.
Gli uomini d'armi più celebri del Seicento al servizio della politica assolutistica delle monarchie europee si trovarono qui di fronte: il principe Eugenio, il conte Pallfy, il marchese di Leganes, il principe di Commercy, il duca di Vendôme e molti altri.
Diversi paesi furono successivamente saccheggiati e incendiati dai francesi; questa sorte toccò anche a Piossasco. Undici furono i civili uccisi oltre a due militari originari del luogo.
Andò distrutto in questa occasione anche il castello del Gran Merlone, come risulta dalla annotazione del Priore di S.Vito nel registro dei morti :
" Proh dolor, et interim totum Catrum cum accessorijs, Burgiata, Marchile, Capella et Platea ardebant. Furores Martiales ac bellici reboabant ".
Il generale francese ritiratosi nel castello della Marsaglia, poco al di là del Chisola, per qualche giorno, stilò da questo la relazione per Luigi XIV. Per questo motivo la battaglia viene ricordata con questo nome in Francia. Diversi storici italiani preferirono chiamarla di Orbassano, in realtà l'avvenimento campale avvenne sui terreni piossaschesi e volveresi e in parte di Rivalta e Orbassano.

La memoria: l'evento ritorna
Il sacrificio di tanti uomini è ricordato a chi transita sulla vecchia Strada Reale dalla Croce Baronis; qui il 21 ottobre 1913 venne eretta una croce in pietra, per sostituire la precedente in legno.
I racconti popolari successivi all'avvenimento narrano di ritrovamenti di armi e di nascosti tesori. La più nota di queste "dicerie" è quella che vuole un fusto di cannone riempito di monete d'oro seppellito dai francesi e ricercato dai transalpini ancora decenni e decenni dopo la battaglia.
E' comune anche la memoria che i francesi siano scesi a onorare i loro morti, una volta all'anno, fino alla metà dell'Ottocento.
Il periodo che precedette e seguì la battaglia della Marsaglia fu sicuramente tra i più terribili per le popolazioni piemontesi. Una situazione all'epoca condivisa con le altre regioni italiane, obbligate a sopportare imposizioni e gabelle necessarie per fornire il “soldo” agli eserciti dei vari Principi e alle truppe Imperiali. Agli abitanti era poi imposto l'obbligo di dare ospitalità agli eserciti di passaggio, fornendo fieno per gli animali e vivande per i soldati, e quando non bastava questi si abbandonavano alla razzia di ciò che trovavano sul loro passaggio.

L'area in cui si svolse la battaglia della Marsaglia fu poi pressoché sconvolta dagli eventi bellici: tutti i paesi della zona furono saccheggiati ed incendiati dalle truppe del Catinat, numerosi castelli e centri abitati rasi al suolo Le violenze furono sistematiche non solo da parte dei francesi, ma anche fra le truppe alleate, specie quelle germaniche. Quando più tardi si arriverà al Trattato di Torino, per convincere le milizie tedesche a rientrare entro i propri confini si dovette giungere al pagamento di ben più di trecentomila dobloni, da suddividersi tra tutti i Principi d'Italia, ed anche il Papa Innocenzo XII fu ben lieto di sborsare la sua rata per accelerare l'abbandono dell'Italia da parte delle ingombranti truppe imperiali.

Le conseguenze dirette del combattimento si faranno sentire a lungo nella zona teatro degli eventi: tutto in quei luoghi fu rovinato, le vigne bruciate, i raccolti perduti.

Gli oltre 10.000 caduti di entrambe le parti restarono insepolti per circa 4 mesi, provocando l'inquinamento dell'aria e dell'acqua. I paesi vicini, esasperati dal fetore che arrivava dal campo di battaglia, chiesero aiuti per poter interrare quei corpi e tornare alle proprie case senza il timore di epidemie.

Solo nel gennaio del 1694 il "magistrato di sanità" fece obbligo di seppellire i cadaveri, ed allo scopo furono arruolati volontari ed inviati alcuni battaglioni di fanteria. I terreni restarono però gerbidi ed incolti per anni, anche per il fiorire di paurose leggende legate a quegli eventi.

Ai nostri giorni la “Croce Barone”, collocata nella piana al centro degli scontri, ricorda la storia di una battaglia tanto tragicamente cruenta quanto inutile.


(cit. fb page C. Bonifacio photographer)
 
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14 replies since 1/10/2015, 21:13   876 views
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