La situazione in montagna nelle mie zone è ancora abbastanza buona per paradosso grazie all'abbandono. Come se l'oblio fosse l'unico custode rimasto che operi al ritmo della natura permettendole di impadronirsi a poco a poco delle vecchie borgate e delle sue mulattiere celandole agli avvoltoi del degradante progresso consumistico. Piccoli luoghi segreti, piccoli angoli dimenticati fatti di tempo sospeso, in effetti meno l'uomo tocca meglio è visto che non è ancora pronto per abitare aree delicate con metodo rispettoso, meglio che la strada non ci sia, che non raggiunga un determinato luogo, i vecchi sentieri per questo li preferisco nascosti.
Per chi ha ancora voglia di cimentarsi in lunghe marce la montagna ripaga sempre con il premio della scoperta ma solo all'uomo che sa ascoltare e che vede con gli occhi del cuore.
Poi si scende, si degradano valli, si diramano fiumi, le strade si fanno più fitte d'asfalto e si entra nel disastro, lo si percepisce prima ancora con l'olfatto che con lo sguardo il quale pieno di passata bellezza ora è immerso in cumuli di rifiuti sparsi qua e la, la nostra pianura è ormai ammorbata dalle attività intensive e il suo suolo è impoverito come il gusto del bello nelle persone.
Sparute aree di gerbido sopravvivono come fortini nel deserto e a nessuno che venga in mente di ricreare zone di bosco misto tra i campi per dare respiro e riparo, le zone coltive poi sono troppo estese e prive di divisori naturali come arbusti, siepi o muretti che favoriscano la colonizzazione di competitori naturali, così i parassiti specializzati hanno campo aperto alle coltivazioni dove la tecnologia agricola per avere abbondante raccolto e il bel frutto da vetrina sparge sempre di più la sua chimica invasiva, senza dimenticare naturalmente di seminare il seme brevettato da chi gli vende il prodotto per curarlo.
Mi chiedo allora chi sia alla fine il vero parassita insanabile presente su questa terra.
Ma tranquilli ora c'è l'Expo Nutrire il Pianeta siamo in buone mani...