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Nuovi Giganti rinvenuti a Mont'e Prama

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view post Posted on 16/10/2014, 00:08     +1   -1
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Tratto da: http://www.repubblica.it/cultura/2014/10/1...7/?ref=HREC1-35

CITAZIONE

Sardegna, i Giganti riemersi dalla terra riscrivono la storia del Mediterraneo



ORISTANO - Quaranta anni fa, l'aratro del contadino Battista Meli urtò contro una pietra irremovibile, sotto la quale era sepolto l'esercito dei Giganti di Mont'e Prama, in Sardegna. Da quegli scavi, che all'epoca riportarono alla luce quasi trenta grandi statue di arcieri e soldati in pietra d'arenaria, escono ora nuove sorprese e un mistero che potrebbe cambiare le certezze degli studiosi sulle civiltà mediterranee e sull'arte che esse esprimevano. Alla fine di settembre, dal sito archeologico nelle campagne di Cabras sono infatti riemersi altri due giganti pugilatori - e potrebbe esservene un terzo, interrato a una maggiore profondità - più integri e soprattutto differenti per postura rispetto ai precedenti scoperti nell'area.

Ieri è cominciata la delicatissima operazione di trasferimento degli ultimi due Giganti di Mont'e Prama verso il Museo civico di Cabras. Ci sono volute due ore per imbracare la prima statua in un telaio di legno, chiuderla in una cassa e sollevarla con il braccio meccanico di una gru per caricarla su un camion. Le operazioni di prelievo della seconda statua si dovrebbero invece concludere domani, mentre l'attesa è già tutta per quello che è nascosto sotto il secondo pugilatore. Gli archeologi non si sbilanciano, ma qualche pezzo di arenaria rivelatore è già stato "liberato" e nuovi esami col georadar avrebbero confermato una "anomalia" che lascerebbe pochi dubbi. Non resta che attendere.

Storia affascinante per un'impresa archeologica di eccezionale valore storico e culturale che ha già richiamato in Sardegna studiosi da tutto il mondo perché potrebbe riscrivere in parte l'epopea umana nel Mediterraneo, quando il mistero della datazione di quelle statue imponenti, alte tra i due metri e i due metri e mezzo, non sarà più tale.

Con gli ultimi ritrovamenti la risoluzione del mistero sembra davvero più vicina. Perché alcuni fondamentali dettagli distinguono i due Giganti dalla trentina di statue riemerse, in gran parte a pezzi, ai tempi dei primi ritrovamenti a Mont'e Prama, circa 40 anni fa. Era il 1974 quando il mezzadro Battista Meli si ritrovò sotto la lama dell'aratro una testa di pietra. E con l'opera di recupero che ne seguì si capì che i Giganti sovrastavano una necropoli.

Gli scavi nel sito nelle campagne di Cabras, finanziati con fondi dell'Università, sono ripresi cinque mesi fa con gli archeologi della Soprintendenza ai Beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano e dell'Università di Sassari. Il 25 settembre è stato portato alla luce il primo Gigante. Ed era già altissimo il fermento degli studiosi intorno a quel titanico pugilatore. Quasi integro, privo di piedi e testa, con gli archeologi fiduciosi di trovare il capo proseguendo lo scavo, mentre i piedi potrebbero essere quelli posti su un basamento recuperato qualche settimana prima.

Ma a rendere speciale questa prima statua è la postura: il pugilatore non ha il pugno col guantone e lo scudo elevati in alto sul capo, come i precedenti che si possono già ammirare nei musei di Cagliari e Cabras. Li ha invece stretti sul petto e sul fianco. Gli archeologi Alessandro Usai della Soprintendenza e Paolo Bernardini dell'Università di Sassari hanno spiegato che questo particolare rende il pugilatore somigliante in modo straordinario a un piccolo bronzetto nuragico ritrovato nella celebre tomba etrusca di Vulci, in provincia di Viterbo. Di quel bronzetto è stata ricavata con certezza l'età: IX secolo avanti Cristo, epoca in cui la grande statuaria greca era ancora da venire. Se il legame tra la statua di arenaria e il bronzetto fosse accertato definitivamente, i Giganti diventerebbero l'esempio più antico di "colossi" nella grande statuaria classica dell'area Mediterranea.

A fine settembre, poi, il rinvenimento del secondo Gigante, ancora un pugile, stavolta con la testa ancora attaccata al collo. Condizioni decisamente migliori rispetto ai frammenti - tra cui 15 teste, 27 busti, 176 pezzi di braccia, 143 di gambe, 784 di scudo - che ricomposti diedero forma alle prime statue ritrovate di pugili, arcieri e guerrieri. Questo induce ora gli archeologi a porsi nuove domande. Una, in particolare: perché i due pugilatori sono scampati alla furia distruttrice dei Cartaginesi insediati nella fenicia Tharros, indicati come i più probabili responsabili della sistematica opera di distruzione dell'esercito di Giganti di arenaria che svettava su Mont'e Prama tra il decimo e l'ottavo secolo avanti Cristo, secondo le diverse teorizzazioni sin qui avanzate?

Interrogativo che si aggiunge a quelli già ben presenti nella mente degli studiosi. Cosa rappresentavano, quel sito e quella immanente milizia di pietra, per le popolazioni della tarda età nuragica? Erano monumenti funebri di re divinizzati? Sacerdoti guerrieri? Antenati eroi? E il senso di quegli scudi rivolti verso l'alto, come a protezione da qualcosa proveniente dal cielo? E ancora: esistono riferimenti comuni tra quelle statue ed espressioni artistiche di altre civiltà del Mediterraneo? Le risposte dovranno darle i prossimi studi e gli scavi.

Intanto, è stato rilevato un filo rosso che lega i Giganti di Mont'e Prama ad alcune maschere tradizionali della Sardegna. Il fotografo Nicola Castangia, di Nurnet, la Rete dei Nuraghi, ha ipotizzato che gli stessi pugilatori indossassero della maschere simili a quelle del Componidori della Sartiglia di Oristano, degli Issohadores di Mamoiada e dei Boes di Ottana: "Alcune teste presentano dei solchi laterali al volto che rimandano a un'ipotetica maschera applicata - spiega Castangia - in particolare, oltre a Su Componidori , ho raffrontato Issohadores con la testa del pugilatore, la testa del guerriero con l'elmo cornuto con la maschera di Ottana. Queste comparazioni non vogliono affermare che i Giganti siano uguali a una determinata maschera, ma che si potrebbe pensare a una Sardegna mascherata fin da 3000 mila anni fa".

I Giganti potrebbero dunque rappresentare figure mascherate, legate a un culto o a un rito ancestrale, di cui resterebbe traccia in quella tradizione che da sempre anima le strade della Sardegna nei giorni delle ricorrenze, conservando la memoria della caccia e della pastorizia, della lotta tra uomo e forze della natura, del rapporto dell'uomo con il destino, la vita e la morte. Ipotesi che, se approfondita scientificamente, potrebbe aprire nuovi scenari antropologici.

Davanti agli archeologi si schiudono studi di altissima potenzialità, a cui la stampa internazionale ha già prestato attenzione spedendo in Sardegna i suoi inviati. Eppure, prima della scoperta a Mont'e Prama regnava l'indifferenza, con gli studiosi a lamentare le incursioni di turisti e curiosi. Finché, solo tre giorni prima del sensazionale ritrovamento del pugilatore senza testa, il sito era stato "visitato" dai tombaroli, che avevano approfittato della mancanza di un'adeguata vigilanza. L'archeologo Raimondo Zucca, tra quanti vissero la grande scoperta dei Giganti quarant'anni fa e ancora oggi tra i responsabili dei lavori, per due giorni ha pagato di tasca propria il servizio di guardia prima che se ne facesse carico l'Università di Sassari.

Situazione avvilente, cambiata radicalmente con le scoperte successive. Dallo stato di abbandono alla ribalta internazionale. Con contorno di polemiche, soprattutto politiche, sul passaggio del sito di Mont'e Prama sotto la gestione diretta del Ministero dei Beni Culturali e conseguente ridimensionamento del ruolo dell'Università di Sassari e delle sovrintendenze locali. Polemiche che in questi giorni coinvolgono la scelta del Mibact di affidare il recupero, l'indagine scientifica e la valorizzazione dei Giganti a un'impresa emiliana scelta con procedura negoziata, senza passare da un vero e proprio bando pubblico, per un lavoro da oltre 430mila euro che interessa anche l'area di Tharros.

Tra qualche settimana, conclusa la campagna finanziata dall'Università, gli scavi passeranno dunque dagli archeologi sardi alla nuova impresa che risponderà direttamente al Ministero. Il sottosegretario Barracciu oggi ha confermato, in un'intervista al quotidiano La Nuova Sardegna, che non ci saranno interruzioni nei lavori. In mezzo alle polemiche, i Giganti, strappati alla terra e al passato, osservano silenziosi
 
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view post Posted on 16/10/2014, 08:24     +1   -1
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garret gti 2500

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view post Posted on 16/10/2014, 10:51     +1   -1
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metalla quaeramus cum sonantis instrumentum

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Georadar (convegno)

CAGLIARI. Macchinari sempre più sofisticati in campo. E nelle campagne di Cabras. E poi scienziati che lavorano a braccetto con gli archeologi. Okay, la ricerca fa passi da Giganti e i risultati si vedono. Ma per risolvere tutti i misteri delle sculture di Mont'e Prama ancora ce ne vuole. Metodi gravimetrici e magnetometrici, indagini geoelettriche, legge di Ohm e coefficienti geometrici. La scienza in soccorso per svelare i misteri (e magari scoprire anche qualcosa di più di quello che già è venuto alla luce) sui giganti di Mont'e Prama. Anche con il georadar, metodo elettromagnetico già usato in campo aeronautico che consente di rilevare, attraverso un'antenna trasmittente puntata verso il basso le reazioni degli strati del terreno. Sperando magari di incappare nella testa di un “gigante”. È stato il tema del convegno “Vedere nel sottosuolo della Sardegna- Viaggio tra i tesori nascosti di Mont’e Prama” ieri alla facoltà di Ingegneria con Gaetano Ranieri, docente di Geofisica applicata dell'Università di Cagliari e il direttore dei lavori, Alessandro Usai della Soprintendenza dei Beni archeologici di Cagliari e Oristano. L'iniziativa è stata organizzata dalla sezione sarda dell'associazione Aeit (associazione italiana di elettrotecnica, elettronica, automazione, informatica e telecomunicazioni), dalla facoltà di Ingegneria e architettura e dal Rotary club Cagliari Sud. «Mont'e Prama è un tema caldissimo – ha detto Usai – ma è stato indagato solo in parte. Da qui l'importanza delle scienze geofisiche per indirizzare le ricerche».
«Non basta schiacciare un pulsante, – ha spiegato Ranieri –. Ma bisogna ampliare la ricerca con le "migrazioni" e raccogliere montagne di dati. Sperando che quei numeri acchiappino la "variazione" che può essere utile». Come già accaduto, ha raccontato il docente. «Con questo strumento abbiamo una visione prospettica – ha spiegato –, con il georadar a sedici canali è come avere sedici occhi. Con questo sistema abbiamo fatto la bellezza di sei ettari in tre giorni. Poi abbiamo dovuto elaborare tutti quei dati». La curiosità? Il georadar, montato su piccole ruote, è stato trainato da un vecchio fuoristrada. Che non aveva certo l'età dei giganti, ma un quarto di secolo sì. Mont'e Prama, monte delle palme. «Ma ne abbiamo trovato – ha scherzato il docente– soltanto una: l'abbiamo protetta e rifocillata. Poi altre due». Poi è sceso nei dettagli dell'indagine. «Mi sono permesso di segnare per terra – ha detto Ranieri – il punto in cui secondo noi gli archeologi avrebbero trovato uno dei reperti. E così è stato: sicuramente una bella soddisfazione». Anche alcuni detenuti hanno collaborato alle ricerche. «Una bella pagina di Mont'e Prama – ha aggiunto Ranieri –, non solo ci hanno aiutato moltissimo, ma vorrebbero farlo ancora».
Parola poi all'archeologo. «Noi cerchiamo di capire – ha detto Usai – anche facendoci aiutare dalla geofisica. Ma ci troviamo di fronte a una situazione ostica: ci sono molti frammenti, segno di uno spezzettamento. Ma le domande ce le poniamo sempre. Dove stavano le sculture? Che rapporto c'è tra le sculture e le tombe? E poi il santuario: esiste o non esiste?». E poi il mistero del muro, uno dei rebus degli scavi. L'ha fatto l'uomo, tutti sono sicuri. Ma allora cos'è? Georadar o no, i Giganti qualche segreto sembra che vogliano ancora tenerlo nascosto. E forse il loro fascino, e il loro successo, dipende anche da quello.

Stefano Ambu - La nuova Sardegna (18 luglio 2014)


e poi....

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del 23/09/2014
di Redazione Sardegna Live


“L’aver lasciato gli scavi di Monte Prama senza alcuna protezione e tutela, alla mercé di tombaroli e delinquenti, è un fatto di una gravità inaudita proprio per l’imponenza del lavoro che gli archeologi stavano portando avanti in condizioni di assoluta ristrettezza finanziaria e operativa.
La profanazione di quel sito è un atto criminale ma lo è ancora di più averlo lasciato senza alcuna sicurezza. Per questo motivo se fossimo dinanzi ad un governo serio il Ministro Franceschini si dovrebbe dimettere per negligenza considerato che non è mai stata attivata alcuna seria precauzione a tutela della straordinaria campagna di scavi che era in corso.
Oltre due mesi fa denunciai la gravissima situazione degli scavi di Monte Prama, senza risorse finanziarie e senza alcuna protezione. Era evidente che si trattava di uno Stato strabico e disattento. La risposta ridicola a quella mia denuncia fu un sopralluogo intempestivo e inutile del delegato di Franceschini che non solo non fece niente per affrontare la questione ma ebbe la demenziale idea di portare un Gigante al Quirinale. Pensavano alle passerelle quirinalizie ma hanno ignorato la gravissima situazione degli scavi.
Ora è giusto che se ne assumono sino in fondo le conseguenze che sommate al disastro della necropoli di Bonorva non possono che portare alle dimissioni di un governo incapace di intervenire su fatti di questa rilevanza. Per quanto mi riguarda, anziché utilizzare la Brigata Sassari per mettere al sicure le strade romane, si usi l’esercito per presidiare e tutelare la grande civiltà nuragica della Sardegna”.
Lo ha detto il deputato sardo di Unidos Mauro Pili annunciando un’interrogazione urgente sui gravi fatti di Monte Prama e chiedendo le dimissioni degli esponenti del governo coinvolti in questa gravissima negligenza di Stato.
“Oggi che quel sito è stato drammaticamente profanato da delinquenti tombaroli, quella denuncia assume la valenza di una gravissima responsabilità per coloro che l’hanno ignorata. Ora chi dello Stato ha gestito quegli scavi, lesinando risorse, e monstrandosi incapace di comprendere il valore di quegli scavi deve trarne le conseguenze.
Franceschini e compagni dinanzi a questo scempio devono dimettersi per manifesta incapacità e negligenza nel dare a questo patrimonio immenso la giusta attenzione e soprattutto le risorse finanziarie. Lasciare di fatto incustodito quel patrimonio,quegli scavi è di una gravità inaudita.
Mai sarebbe successo a Pompei o al Colosseo. I Giganti di Monte Prama sono molto più antichi di qualsiasi altro sito e questo atteggiamento dello Stato è davvero scandaloso e colpevole. Si stanno ancora utilizzando le risorse finanziarie che feci stanziare negli anni passati dal Ministro Bondi e niente in questi ultimi anni è stato fatto per salvaguardare questo sito. Basta con questa perenne negligenza nei confronti della civiltà nuragica della Sardegna”.
 
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view post Posted on 19/10/2014, 17:10     +1   -1
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GURKHA

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Non conoscevo questa storia veramente interessante
 
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view post Posted on 19/10/2014, 19:47     +1   -1
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