Interessante articolo trovato su
ilpost.itRiporto solo la prima parte perchè è un po lungo, chi vuole approfondire può visionarlo integralmente qui:
https://www.ilpost.it/2021/10/19/bombe-ine...campaign=lancioIl 17 ottobre è stata disinnescata una bomba d’aereo di 220 chili, risalente alla Seconda guerra mondiale, trovata in un campo di Granarolo Faentino, in provincia di Ravenna. A fine settembre 50 famiglie di Sasso Marconi, in provincia di Bologna, erano state evacuate per poter far brillare un ordigno, anch’esso d’aereo, trovato accanto al fiume Reno. Pochi giorni prima era accaduto a Monterotondo, in provincia di Roma: 5.000 persone erano state evacuate dopo il ritrovamento di una bomba contenente 120 chili di esplosivo.
In Italia ci sono 25.000 bombe d’aereo inesplose risalenti al periodo tra il 1940 e il 1945. Si trovano sottoterra, solitamente tra i cinque e gli otto metri di profondità. Sono ciò che resta del milione di ordigni che le forze alleate, soprattutto la Royal Air Force inglese e la United States Air Force americana, sganciarono sul paese durante la guerra. Molte non esplosero del tutto, ma solo parzialmente: erano difettose oppure semplicemente le condizioni ambientali non erano favorevoli. Sono tuttora armate, non pericolose finché restano dove sono, finite in profondità per la loro configurazione e per il peso.
Ma sono potenzialmente capaci di provocare danni alle cose e alle persone se vengono smosse, toccate, maneggiate senza attenzione e professionalità. Si possono trovare ovunque, lungo la costa tirrenica tra Anzio e Salerno o in corrispondenza delle linee di difesa tedesche nel Centro Italia, o ancora vicino alle strade che le divisioni naziste percorsero lasciando da sconfitte l’Italia. E si trovano anche nelle periferie delle grandi città, attorno a quelle che negli anni Quaranta erano le zone industriali di Milano, Torino, Genova.
Non esistono in Italia grandi aree dove si possa dire con certezza che non ci siano bombe inesplose. E agli ordigni di aereo si aggiungono mine, granate e bombe a mano inesplose, le munizioni di armi pesanti sepolte dalle truppe naziste in ritirata per non farle cadere in mano nemica. Nelle zone alpine si trovano ancora le bombe chimiche caricate con gas asfissianti della Prima guerra mondiale.
«Ogni anno vengono rinvenuti circa 60.000 ordigni bellici di diverso tipo» dice Roberto Serio, Segretario Generale dell’Associazione Nazionale Vittime di Guerra, «dal proiettile d’artiglieria alla bomba d’aereo. Sono ordigni tuttora pericolosi, anzi sempre più pericolosi. C’è una sola cosa infatti che viene deteriorata dal tempo ed è la spoletta: questo rende l’ordigno più instabile». Gli iscritti all’Associazione Nazionale Vittime di Guerra sono in larga parte vittime di ordigni bellici inesplosi: «Per capire quanto sia ancora pericolosa la situazione», dice Roberto Serio, «basta guardare la storia di alcuni nostri iscritti. Il più giovane, che ha 22 anni, ha perso la vista e una mano a causa di una bomba a mano dell’Esercito italiano risalente alla Seconda guerra mondiale. Certo, le cose sono migliorate rispetto agli anni Settanta e Ottanta ma ripeto, ci sono ancora molti pericoli».
Gli ordigni vengono solitamente rinvenuti negli scavi in profondità delle metropolitane, nei campi delle industrie agricole, durante i lavori per porre le fondamenta di nuovi edifici. Una legge del 2012, la 177, sancisce come obbligatoria la valutazione dei rischi da possibile rinvenimento di ordigni bellici inesplosi nei cantieri interessati da scavi. È la valutazione a determinare, sulla base dei risultati, se sia necessario effettuare la “bonifica sistematica”.
Matteo Bassi, riconosciuto dal ministero della Difesa come tecnico BCM, Bonifica Campi Minati, spiega: «vengo chiamato da aziende, amministratori, enti pubblici per fare valutazioni preventive di un determinato luogo. Significa che effettuo indagini storiche sui fatti bellici, valuto la vicinanza a quelli che durante la guerra erano obiettivi sensibili, analizzo il terreno e opero con un metal detector. Quindi fornisco a chi mi ha commissionato il lavoro una valutazione del rischio. In base alle risultanze verrà richiesta o meno una bonifica sistematica che verrà fatta poi dall’Esercito».
Le aziende che possono fare questo genere di lavoro devono essere iscritte a un albo del ministero della Difesa. «Noi non possiamo rimuovere né maneggiare gli ordigni», dice Francesco Zivolo, titolare della Zivolo Cavalier Francesco che si occupa di bonifica terrestre e subacquea, «interveniamo in una fase precedente, ci occupiamo della ricerca di eventuali ordigni. Lavoriamo con magnetometri per le ricerche in profondità o con altri strumenti se la ricerca avviene in superficie. Poi però deve intervenire l’Esercito». A effettuare la bonifica vera e propria infatti sono poi gli operatori EOD (Explosive Ordnance Disposal) addestrati nel Centro di Eccellenza C-IED (Counter Improvised Explosives Devices) di Roma e dislocati in 12 reggimenti del Genio in tutta Italia......